Anno giudiziario: Catanzaro, sempre alto l’allarme ‘ndrangheta

Catanzaro – In Calabria sono attive 166 organizzazioni criminali, con oltre 4mila affilati di cui oltre 2mila nel distretto di Catanzaro. Lo ha riferito il presidente della Corte d’appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario nel Distretto del capoluogo calabrese. Nella relazione l’alto magistrato ha dedicato largo spazio al fenomeno della presenza della ‘ndrangheta nel territorio, confermando la pervasivita’ delle cosche: l’analisi di Introcaso si e’ fondata, in particolare, come “maggiore fonte di conoscenza” sulla relazione del procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri, sulla relazione della Commissione parlamentare antimafia (presidenza Bindi), sulle riflessioni dei presidenti di tribunale e dei procuratori del distretto. “Il distretto di Catanzaro – ha sostenuto il presidente della Corte d’appello – presenta numerose associazioni, variamente articolate e strutturate con segmentazioni operative a riferimenti omogenei ma diverse nelle imputazioni personali. Le dinamiche espansive conducono all’esportazione dei moduli organizzativi locali calabresi, stabili nelle regole di azione, immutati nelle strutture, in rapporto organico e funzionale con i nuclei originari, dai quali traggono genesi e derivazioni, ma nuovi nelle attivita’ criminali. In tal modo si corrompe l’elemento centrale dell’economia capitalistica, “il mercato”, con tutte le conseguenze in termini economici e sociali. Questa modalita’ – ha rilevato Introcaso – si riversa immediatamente nei settori maggiormente produttivi e piu’ facilmente aggredibili, gli appalti pubblici, con ricadute in termini di pregiudizio e corruzione del procedimento elettorale, di formazione e raccolta del consenso, perche’ la procedura per l’appalto pubblico coinvolge gli amministratori eletti. La gestione del consenso trova ragione nella legislazione di decentramento politico e di creazione di organismi amministrativi intermedi, tali da lineare una potesta’ amministrativa diffusa (si pensi alla centralita’ dei sindaci, eletti direttamente) per sua natura e funzione titolare di discrezionali incidente direttamente sull’andamento generale dell’amministrazione, e per questo aggredibile, anzi di facile e diretto accesso da parte delle organizzazioni criminali”.

Introcaso ha poi evidenziato il dato della “partecipazione diretta” degli affiliati alle attivita’ istituzionali, definendo come “purtroppo esperienza diffusa – e tragico fenomeno – lo scioglimento di numerosissime amministrazioni comunali e di formazione intermedia per infiltrazione e influenza mafiosa. Gli uffici giudiziari del distretto sono sempre piu’ spesso chiamati a deliberare provvedimenti di incandidabilita’ impugnati dagli amministratori”. Nella sua relazione, inoltre,il presidente della Corte d’appello di Catanzaro ha spiegato come “la forza delle associazioni deriva giustappunto dalla capacita’ di adattamento alle situazioni e ai mutamenti in modo tale che esse si aggregano, si disfano, si ricostituiscono, si fondono a seconda della rilevanza criminale dei soggetti compartecipanti, dello stato di liberta’ e dell’esistenza in vita degli stessi”. Introcaso ha poi illustrato le dinamiche della criminalita’ organizzata calabrese: “La ‘ndrangheta nasce come organizzazione unitaria e orizzontale, ma con il tempo cambia e si dota di una struttura piu’ complessa e gerarchica. La creazione della ‘santa’, alla fine degli anni ’60, costituisce una novita’, una ‘rivoluzione interna’ alla ‘ndrangheta, che si struttura con una componente piu’ riservata di cui fanno parte ‘ndranghetisti autorizzati a entrare nella massoneria per avere contatti con i quadri della pubblica amministrazione e quindi con medici, ingegneri e avvocati. Con la creazione della ‘santa’ la ‘ndrangheta si ‘sprovincializza’ e al tempo stesso si rafforza la tendenza a creare una struttura che limiti l’autonomia della singola ‘locale’ per spostare verso l’alto il potere e accrescere le potenzialita’ dell’intera articolare. Questa articolazione- ha concluso il presidente della Corte d’appello – trova collocazione nel distretto in numerose ‘locali’ di accertamento giudiziale, distribuite sull’intero territorio e particolarmente stabilizzate nei circondari di Vibo Valentia, Castrovillari, Paola, Lamezia con primazia per valenza criminale e forza intimidatrice delle ‘locali’ del territorio di Vibo Valentia, Crotone, Castrovillari, Paola”.

Anno giudiziario: Distretto Catanzaro, “Organici restano inadeguati”
“Continuano le dinamiche di criticita’ del passato” nella dotazione organica dei magistrati del Distretto di Catanzaro. Lo scrive il presidente della Corte d’appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Distretto del capoluogo calabrese. “Le piante organiche di tutti gli uffici del distretto (requirenti e giudicanti) – prosegue Introcaso – sono inadeguate sia in relazione al numero dei magistrati che a quello del personale amministrativo. L’aumento di organico ha consentito una migliore aggressione dell’arretrato ma restano sopravvenienze elevatissime, soprattutto per la qualita’. La varianza resta singolarmente stabile: vi e’ assoluta simmetria tra nuovi ingressi di magistrati in prima destinazione e trasferimenti. Le dinamiche relative ai trasferimenti – riferisce ancora il presidente della Corte d’appello – presentano una ricorrenza temporale ormai quadriennale, in coincidenza con il periodo di maturazione del requisito minimo di permanenza nell’ufficio, tale da determinare scoperture medie del 25% nei sette tribunali del distretto, con punte drammatiche a Castrovillari, Catanzaro e Vibo”.
Nella relazione Introcaso poi osserva che “non minori sono i problemi che affliggono le Procure della Repubblica presso i tribunali del distretto, le cui piante organiche sono state solo di recente razionalizzate mediante la redistribuzione dei magistrati e rafforzamento della Procura distrettuale tenuto conto del crescendo del fenomeno della criminalita’ mafiosa nell’intero territorio. Il dato generale di scopertura non consente di predisporre piani certi di gestione, programmazione tabellare rigorosa, interventi tabellari: la diaspora giudiziaria. Di indubbia gravita’ e’ la situazione dei 7 uffici inquirenti”. Secondo il presidente della Corte d’appello di Catanzaro, “l’allarmante pendenza richiede, oltre che interventi di tipo organizzativo e di formazione secondaria, di approfondire riflessioni sulle logiche di sistema. Analoghe negative riflessioni si impongono per il personale amministrativo per il quale – rileva Introcaso – si registra una percentuale di scopertura pari al 25%in Corte e intorno al 20% nell’intero distretto”.

Anno giudiziario: Catanzaro, piani lavoro per smaltire arretrato
Veri e propri piani di smaltimento messi in atto per ridurre l’arretrato dei ricorsi presenti. L’attivita’ e’ stata resa nota dal presidente della Corte d’Appello, Domenico Introcaso, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario celebrata oggi a Catanzaro. Per affrontare, invece, “l’allarmante fenomeno dei richiedenti asilo”, Introcaso ha dichiarato che “si e’ provveduto a costituire autonomo collegio”. Introcaso ha spiegato, in particolare, che “l’obiettivo di smaltimento dell’arretrato ipotizzato non e’ stato compiutamente raggiunto a causa della modesta produttivita’ dei giudici ausiliari. Invero, gli onorari, in numero di 12 addetti alle sezioni civili, avrebbero dovuto produrre 1080 sentenze, secondo previsione normativa, seppur temperata e contenuta in ipotesi dal precedente programma di gestione in 60 sentenze pro capite. Viceversa, la produzione complessiva e’ stata di 615 sentenze, in misura inferiore alla meta’”. Si tratta di un “risultato conseguito con grande fatica ed impegno – ha aggiunto Introcaso – dei presidenti di sezione mediante piani di smaltimento, attuati con esonero dalle udienze degli ausiliari e dai consiglieri presidenti di collegio che, al fine di eliminare le cause piu’ risalenti od urgenti, sono stati costretti a rimettere sul ruolo le cause assegnate agli onorari in attesa da lungo tempo delle sentenze, con cambiamento del relatore”. Rispetto alle pratiche relative alla protezione internazionale, sono pendenti 707 procedimenti, mentre nel 2018 ne sono stati definiti 672, anche “se il flusso relativo alla sopravvenienze – ha affermato Introcaso – e’ attualmente in diminuzione a seguito dell’inappellabilita’ delle ordinanza di primo grado per i procedimenti instaurati dopo il 18 agosto 2017 che possono formare solamente oggetto di ricorso per Cassazione” Secondo il presidente della Corte d’Appello, “le presidenti delle sezioni civili hanno condotto una puntuale analisi della situazione ed evidenziato la dinamica di produttivita’ espressa nel quadriennio dalla sezione di riferimento; la conclusione trova validazione nei risultati conseguiti; a tanto si aggiunga la puntuale riorganizzazione dei giudici ausiliari che sono risultati elemento di criticita’ ai fini del raggiungimento dei risultati”. “Virtuoso” e’ stato, inoltre, il lavoro portato avanti per la determinazione del carico esigibile, relativamente al contenzioso civile, fissato in 124 sentenze, garantendo, ha spiegato Introcaso, “stabilita’ quantitativa e qualitativa delle decisioni”.

Anno giudiziario: Catanzaro, migliora situazione settore civile
Con riferimento alle pendenze migliora la situazione nel settore civile, restano invece criticita’ nel settore penale. E’ quanto emerge dalla relazione del presidente della Corte d’appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, per l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Distretto catanzarese. “Nel settore civile – si legge nella relazione – la produttivita’ dei tribunali del distretto trova espressione nel soddisfacente indice di ricambio, nel senso che il numero degli affari definiti e’ superiore a quello degli affari sopravvenuti: il rapporto e’ costituito dal numero delle pendenze iniziali di 91.247 procedimenti (al 30 giugno 2017) a fronte del dato omogeneo registrato all’1 luglio 2018 di 86.524 pendenze. Il dato indica argomenti favorevoli relativamente all’indice di smaltimento, in quanto risulta comunque aggredito l’arretrato seppure nella contenuta misura del 5,2%”. Nel settore penale – prosegue la relazione del presidente della Corte d’appello di Catanzaro – “i tribunali hanno trattato un numero di processi sostanzialmente corrispondente alle sopravvenienze, tuttavia la situazione continua a restare critica a causa dell’eccessivo numero di nuovi procedimenti. Al dato quantitativo si aggiunge quello qualitativo segnato dal numero elevato di processi con moltissimi imputati e numerosissimi capi di imputazione, che rendono difficile la gestione anche logistica oltre che in relazione ai tempi. I tribunali del distretto – aggiunge Introcaso – registrano pendenze corrispondenti a 913 processi in trattazione collegiale: 26.531 in monocratico, 16.248 pendenti davanti all’ufficio Gip”. Quanto alla situazione nelle Procure – conclude la relazione – “gli uffici inquirenti fanno registrare un favorevole indice di ricambio per tutti gli indicatori, attestandosi la pendenza dei reati ordinari relativi a noti in 25.962, a processi di Dda in 547, a noti di competenza del Gdp in 2.928, per una percentuale in diminuzione rispetto al periodo precedente del -16,3% per il primo valore percentuale, di -8,36 per il secondo e di -27,04 per il terzo”.