Scuola: Invalsi, maturandi bene su contenuti meno su regole gioco

Roma  – Abbastanza preparati sui contenuti, meno sugli aspetti formali e sull’organizzazione. Per i maturandi del 2019 e’ arrivato il momento di affrontare le prime prove INVALSI per la quinta superiore. Si parte il 4 marzo e si andra’ avanti per tutto il mese. Nell’assetto originario della riforma della maturita’, dovevano essere requisito d’accesso all’esame finale; misura poi depotenziata dal nuovo Governo, che per quest’anno ha mantenuto solo l’obbligo di sostenerle. Tre materie (italiano, matematica, inglese), prove somministrate al computer, voto che non influisce sulla media scolastica, valutazione che entra nel curriculum dello studente, la possibilita’ di ottenere la certificazione di lingua: eccole le coordinate base degli INVALSI di quinta superiore. Ma i protagonisti, i maturandi, sanno di preciso cosa li attende? In realta’ un po’ di confusione c’e’ ma, su molti aspetti, la maggior parte puo’ dirsi promossa. Almeno e’ quello che emerge da una ricerca di Skuola.net, che ha visto partecipare oltre 4500 studenti dell’ultimo anno delle superiori. Le note dolenti si concentrano soprattutto sui tempi e sulle modalita’ organizzative da parte delle scuole. La meta’ dei ragazzi, ad esempio, a una decina di giorni dall’inizio della finestra in cui gli istituti potranno far svolgere le prove, ancora non sapeva con esattezza le date. Figurarsi se erano a conoscenza della distribuzione delle prove. E, infatti, solo il 55% aveva avuto indicazioni anche in tal senso. Tra quelli gia’ informati, il 15% le fara’ gia’ nella prima settimana utile (4-9 marzo), il 13% sosterra’ le INVALSI la seconda settimana (11-16 marzo), il 10% durante la terza (18-23 marzo), appena il 5% dovra’ aspettare l’ultima (25-30 marzo). A cui va aggiunto un 7% che fara’ parte di una classe campione e dovra’ per forza fare le prove dal 12 al 15 marzo. Quanto alla scansione temporale, il 38% sara’ sottoposto a un autentico tour de force, dovendo svolgere le tre prove nello stesso giorno. Una sorta di allenamento per gli scritti di Maturita’ (che possono durare anche 6-8 ore, a seconda dell’indirizzo).

Qualche incognita in meno, invece, sulle ‘regole del gioco’. Quasi tutti (83%) sanno quali sono le tre materie con cui dovranno cimentarsi. E la maggioranza dei maturandi ha ben presente il ruolo che avranno le prove rispetto alla maturita’ 2019: il 64% e’ consapevole che sono obbligatorie (ma il 19% pensa che non sia cosi’); piu’ o meno la stessa percentuale (56%) sa anche che non saranno requisito d’ammissione all’esame (ma il 27% e’ ancora convinto di si’). In entrambi i casi, quasi 1 su 5 per paura di sbagliare ha preferito essere vago e dire “non so”. Segno che questo doppio binario non e’ stato capito fino in fondo. Discorso simile si puo’ fare per i risultati: il 43% sa che verranno solamente allegati al diploma. Attenzione, pero’, la fetta piu’ grande su questo e’ disorientata: l’11% crede che influiranno sulla media scolastica delle singole materie, il 9% addirittura sul voto di maturita’, il 37% non ne ha la piu’ pallida idea.
Meglio se ci si concentra sulla parte operativa dell’INVALSI. Il 72%, forse memore delle prove sostenute negli anni precedenti, sa benissimo che per affrontarle non c’e’ bisogno di una preparazione ad hoc visto che saranno domande che richiedono attenzione e ragionamento. Solo il 28% pensa sia una prova nozionistica. Probabilmente, questi ultimi, sono in quel terzo di maturandi (33%) che non sa che sul sito INVALSI si possono trovare delle simulazioni per familiarizzare con i quesiti. Una prova che, lo sanno bene i ragazzi, serve soprattutto a osservare il sistema scolastico e non i singoli studenti: il 35% ha chiara la sua mission (“Valutare la qualita’ degli apprendimenti di ciascun studente e quindi l’efficacia del sistema scolastico”), il 40% si avvicina alla risposta corretta (“Valutare il sistema scolastico su scala nazionale”). Apparentemente un incentivo a prendere sotto gamba l’appuntamento. Ma l’INVALSI, per i piu’ giudiziosi, puo’ trasformarsi in una grande occasione. Superando brillantemente la prova d’inglese, infatti, si ottiene automaticamente l’attestazione di lingua livello B2 (la stessa richiesta da molti atenei per dare l’idoneita’ linguistica); in pratica a chi avra’ raggiunto il B2 e decidera’ di proseguire gli studi all’universita’ potrebbe venire scalato in anticipo un esame o una idoneita’. Questo dipendera’ dagli atenei, ma potrebbe divenire presto una realta’ diffusa. Peccato che in pochi siano a conoscenza di questa opportunita’: solo il 27% sa che verra’ rilasciato un attestato con il livello raggiunto (B2, B1 o ‘non ancora B1′). Gli altri? Lo ignoravano. Ma anche per loro potrebbe essere questo uno dei motivi principali a fargli rivalutare l’utilita’ di prove spesso viste come qualcosa di accessorio.