Sanità: Uil, “Macchina verso rottamazione, occorre pacificare”

Catanzaro – “Se la sanità è malata la colpa è da addebitare ad un doppio agente di contaminazione. In primis il virus della politica regionale che ha amministrato in questi anni, che per troppo tempo, non è riuscita a governare al meglio uno dei comparti più importanti per i propri concittadini. Non meno determinante nell’accentuare una crisi che appare incurabile pare essere la lunga stagione commissariale che, nonostante la diretta investitura da parte del Governo centrale, non è riuscita a risanare i conti del Servizio sanitario regionale”. E’ quanto sia afferma in un comunicato della Uil Calabria, a firma del segretario generale Santo Biondo e del segretario della Uil Fpl, Elio Bartoletti. “Le responsabilità – spiegano – davanti alla consistenza economica e finanziaria del buco di bilancio, deve essere equamente distribuita tra Regione e Governo che hanno guidato la Calabria e il Paese in questi anni. Non funziona lo scarica barile fra la politica regionale e quella nazionale. E’ arrivato il momento, come sostenuto dalla Uil davanti al tavolo di discussione voluto dall’amministrazione regionale, della pacificazione fra le parti sociali interessate e della riapertura del confronto”.
A fronte della grave situazione in cui versa la sanità regionale, “che pesa sul piano economico e del mancato servizio sulle spalle dei calabresi, dipinta anche dagli organi di stampa e catechizzato dagli organi inquirenti, l’attuale Governo – continua la Uil – prova adesso a rispondere mettendo mano ad un decreto speciale che, come effetto immediato, dovrebbe portare ad un potenziamento delle funzioni dell’ufficio commissariale e le sue capacità di nomina, controllo e valutazione dei vertici aziendali. Un provvedimento che, a nostro avviso, anche se animato da buoni propositi, non sarà sufficiente a sbrogliare quella matassa intricata, fatta di clientele, corruttele, burocrazia inadeguata e appetiti criminali, in cui si è trasformata questo settore. Siamo convinti, invece, che la finalità prevalente debba essere quella di riportare la gestione verso l’ordinaria amministrazione ricorrendo a manager competenti con esperienza nel settore e non invece scelti dalla politica sulla base della fedeltà. Coloro che in questi anni hanno avuto responsabilità nella mala gestio devono rispondere a norma di legge, ma soprattutto non possono essere riproposti a rivestire incarichi apicali alla guida di servizi sensibili per i quali è indispensabile attuare le norme di trasparenza e anticorruzione già ampiamente vigenti”.

Il servizio sanitario regionale, continua la Uil, “è una macchina che sta per percorrere l’ultimo chilometro prima della rottamazione. Il sistema è al collasso. I lavoratori lamentano, quotidianamente, condizioni di lavoro e turni insostenibili, nei periodi feriali scattano misure emergenziali con l’accorpamento di reparti anche di strutture appartenenti alla stessa azienda ma distanti fisicamente, fino a provvedimenti estremi, con la sospensione dei servizi di alcune strutture. E’ impossibile la piena applicazione del rispetto dei turni di riposo e, nonostante venga effettuato lavoro straordinario oltre le ore massime stabilite dai tetti contrattuali, lo stesso non si riescono a garantire tempi di attesa sopportabili. Il blocco delle assunzioni – rilevano Biondo e Bartoletti – ha portato all’emorragia di 5000 dipendenti, una perdita di unità che non è mai stata compensata e non potrà esserlo con le recenti autorizzazioni a nuove assunzioni. L’annunciato avvio di una ristrutturazione profonda dei presidi ospedalieri, poi, è certamente necessaria. Non è più possibile restare in agonia, in attesa della costruzione dei 4 nuovi ospedali, ammesso che sia ancora conveniente e possibile con i progetti di finanza approvati da diversi anni della decisione di realizzarli”.
Per segnare un vero cambiamento, secondo la Uil, “è fondamentale non solo controllare, cambiare i vertici, perseguire gli illeciti e ripristinare la legalità; occorre anche, forse prioritariamente, investire risorse in capitale umano, giovane e qualificato, in formazione e innovazione a partire dalla strumentazione; infatti, in quelle aziende in cui si è praticata questa scelta si sono realizzati servizi di eccellenza, dimostrando così che anche in Calabria i cambiamenti sono possibili”. Gli obiettivi principali da perseguire, spiegano i due sindacalisti, “dovranno essere l’efficientamento del sistema, l’abbattimento delle liste d’attesa, il contenimento della spesa addebitabile all’emigrazione sanitaria, il miglioramento dei Livelli essenziali di assistenza. In sintesi: una riorganizzazione fondata sui bisogni dei cittadini. Occorre mettersi al lavoro, mettendo da parte inutili protagonismi e dannose lotte di potere, perché in gioco c’è il futuro e la salute pubblica dei calabresi, soprattutto di coloro a forte disagio economico e sociale. Occorre aprire un confronto serio e non strumentale tra tutti gli attori istituzionali e le forze sociali che hanno rappresentanza e competenza da spendere a sostegno del risanamento del settore. Occorre mettere davanti la Calabria e i calabresi – concludono – e abbandonare una volta per tutte gli interessi di bottega”.