Sanità: Asp Reggio, proposta dissesto a esame commissario regionale

Catanzaro – E’ al vaglio della struttura commissariale preposta al rientro del debito sanitario della sanità calabrese, composta dal generale Saverio Cotticelli e dal sub commissario Thomas Schael, la proposta di dichiarazione del dissesto finanziario dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, commissariata per infiltrazioni della ‘ndrangheta e gravata da debiti quantificati in 400 milioni di euro a cui potrebbero aggiungersene altri 250 oggetto di contenziosi. A Catanzaro passeranno sicuramente alcuni giorni prima che Cotticelli si pronunci. La materia è delicata ed il generale in pensione chiamato a rimettere in sesto i conti della disastrata sanità calabrese intendere valutare bene la documentazione prima di assumere qualsivoglia iniziativa.
Il settore, dunque, in Calabria continua a navigare nella bufera. Dal 7 marzo scorso l’Asp reggina è commissariata, per la seconda volta nella sua storia, per infiltrazioni mafiose. “All’esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata nell’amministrazione dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria” recita il decreto firmato dal presidente della Repubblica che ha disposto, su proposta del Governo, l’insediamento dei commissari straordinari.

Nella proposta di dichiarazione del dissesto avanzata dai commissari straordinari Giovanni Meloni, Maria Carolina Ippolito e Domenico Giordano, si fa riferimento a quanto riportato nella relazione della commissione d’indagine redatta nell’ambito della procedura di scioglimento dell’ente che ha evidenziato “gravi criticità nella situazione economica e finanziaria dell’Asp di Reggio Calabria”, con il “costante superamento dei limiti annuali di spesa fissati dal competente dipartimento dell’amministrazione regionale con una conseguente, indebita erogazione di risorse finanziarie”.
Dalla relazione emergevano ancora “le gravi inadempienze dell’azienda che ha sistematicamente omesso di richiedere le prescritte certificazioni antimafia procedendo alla stipula di contratti per importi anche rilevanti, con imprese in stato di amministrazione giudiziaria o già destinatarie di interdittive, alcune delle quali confermate in via definitiva dal giudice amministrativo”.
I commissari richiamano anche il passaggio della relazione da cui emerge che “è stato preso in esame il settore economico-finanziario che è risultato connotato da fortissime criticità”, stigmatizzate anche dalla Corte di Conti, “quali l’omessa approvazione dei bilanci a decorrere dal 2013, la mancata tenuta di scritture contabili obbligatorie ed un’ingente esposizione debitoria aggravata dall’incapacità dell’azienda di avere esatta contezza dei debiti pregressi e di provvedere tempestivamente al pagamento degli stessi”.