‘Ndrangheta: Cosenza, contributo 9 pentiti per arresto agenti carcere

Catanzaro  – Sono nove i collaboratori di giustizia le cui dichiarazioni sono state utili agli inquirenti per eseguire l’operazione che ha portato oggi all’arresto di due agenti di polizia penitenziaria del carcere di Cosenza, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa, per aver favorito esponenti della ‘ndrangheta. Il dato emerge dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. I nove collaboratori di giustizia sono Adolfo Foggetti, Ernesto Foggetti, Mattia Pulicanò, Franco Bruzzese, Daniele Lamanna, Luca Pellicori, Francesco Noblea, Luciano Impieri, e Vincenzo De Rose. “Trattandosi di un percorso avviato da tempo – scrive il Gip – il loro contributo è stato ampiamente apprezzato positivamente in numerosi procedimenti penali. I collaboratori hanno ammesso la propria responsabilità, oltre all’affiliazione a sodalizi criminali, in relazione anche a gravi fatti. Si può quindi affermare che costoro offrono un ‘narrato’ che si presenta coerente, dettagliato, unico, verosimile e assistito ‘ab estrinseco’ da riscontri di carattere individualizzate e generico in ordine ai fatti per cui si procede”. Le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia con riferimento agli agenti di polizia penitenziaria coinvolti nell’inchiesta riguardano soprattutto l’introduzione di sostanze stupefacenti nel carcere di Cosenza, le comunicazioni dei detenuti all’esterno attraverso messaggi orali o scritti come i cosiddetti “pizzini”. “A parte il riscontro individualizzante costituti dalla sussistenza di più chiamate in reità e correità (limitate quelle ‘de relato’), già pregnante per la concordanza e precisione nella descrizione di condotte e circostanze fattuali, emergono – aggiunge il Gip – una serie di riscontri oggettivi, principalmente in ordine ai periodi di detenzione cui fanno riferimento, sia per loro che per altri detenuti, ma anche in ordine a fatto storici, persone (a esempio è stato individuato il parrucchiere presso cui venivano recapitati i ‘pizzini’ provenienti dalla casa circondariale) o altre circostanze. Peraltro – conclude il giudice per le indagini preliminari – i collaboratori non hanno manifestato alcuna forma di astio o risentimento nei confronti degli odierni impostati, conosciuti nel corso d egli anni”. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, prima della collaborazione con la giustizia i pentiti sono stati legati alle cosche che nel corso degli ultimi 20 anni sono state attive nella città di Cosenza e nell’hinterland del capoluogo, come i gruppi Perna, Abbruzzese, Lanzino-Ruà. Bruni-Zingari, Rango-Zingari.

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