‘Ndrangheta: in una villa confiscata “l’università della memoria”

Limbadi (Vibo Valentia)  – Sarà l’organizzazione di volontariato “San Benedetto Abate” di Cetraro (Cs), guidata da don Ennio Stamile, responsabile regionale di “Libera” a gestire a Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, la villa confiscata al clan Mancuso. L’ufficializzazione del subentro di Libera si è avuta oggi a Limbadi alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Salvini. L’iter di restituzione del bene confiscato si era interrotto per via delle vicende giudiziarie che coinvolsero Adriana Musella che nel 2016, con la sua associazione “Riferimenti,” aveva ottenuto l’assegnazione del bene.
L’iniziale “Centro studi italiano sull’antimafia” aveva ottenuto il sostegno dell’istituo “Piria” di Rosarno (RC), l’Università della Calabria, dell’Università Cattolica di Milano, della Fondazione Caponnetto, della Confapi, della Fondazione Giorgio Ambrosoli e dell Miur. Tutto si è però poi arenato fino quando la commissione straordinaria che gestisce il Comune di Limbadi,sciolto per infiltrazioni mafiose nel maggio 2018 , ha emanato un pubblico avviso per l’assegnazione del bene. Gara andata deserta la prima volta, ma non la seconda con l’assegnazione all’organizzazione di don Stamile.
Lo Stato ha sinora speso per la riqualificazione dei due immobili confiscati a Limbadi circa due milioni e mezzo di euro. Nelle strutture troverà spazio un centro per la formazione dei dipendenti della pubblica amministrazione sulla normativa anticorruzione e da Università antimafia si passerà a “Università della ricerca, della memoria e dell’impegno”. Il centro sarà dedicato a Rossella Casini, studentessa fiorentina uccisa dalla ‘ndrangheta di Palmi nel 1981 e il cui corpo non è mai stato ritrovato.
“Quello di Limbadi è un progetto ambizioso – ha dichiarato Salvini – e per questo conto di tornare qui a seguire una lezione. Tanto di cappello all’associazione di don Stamile che punta a far diventare questo luogo un centro di cultura e legalità a livello internazionale”.

“Sono contento e mi piacerebbe esserci più spesso – ha detto il ministro dell’Interno – perché so il lavoro che c’è dietro una giornata come quella di oggi e quindi mi piacerebbe che fosse sempre valorizzato e conosciuto perché se fai delle cose belle però la gente a casa non lo sa, il lavoro è fatto a metà. Ci sono squarci di luce – ha aggiunto Salvini – i primi pentiti di ‘ndrangheta sono qua, che è qualcosa di assolutamente irrituale e storico, proprio in casa Mancuso, e quindi ci sono segnali di apertura in questo muro che non è gradito. A me piacerà magari tornarci a seguire una lezione. Mi tolgo il cappello – ha proseguito – a confronto di chi ha accettato una sfida così impegnativa perché io ho visitato tanti beni che sono stati destinati ad azienda agricola, a centro per ragazzi autistici, a casa famiglia, a biblioteca. Università antimafia non ne avevo ancora viste, quando ho letto il progetto ho detto caspita sono ambiziosi perché qui non si tratta di far fare il doposcuola. Sono stato a Platì da non molto dove un immobile confiscato alla ‘ndrangheta diventa oratorio per i bimbi del paese gestito dalla parrocchia, però un conto è organizzare un oratorio pomeridiano per far fare i compiti ai ragazzini, un conto è farlo diventare un punto di educazione a livello anche internazionale. Lo accompagneremo – ha concluso – non solo col pensiero”.