Imprenditrice scomparsa: da telecamera manomessa svolta indagini

Vibo Valentia – Sono state le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Emanuele Mancuso, dell’omonimo clan di Limbadi a permettere alla Procura di Vibo Valentia di fare una prima luce sulla scomparsa dell’imprenditrice Maria Chindamo, rapita e poi uccisa il 6 maggio del 2016. Emanuele Mancuso ha spiegato agli inquirenti la mania di Salvatore Ascone, arrestato per concorso in omicidio, nel controllare sempre il perfetto funzionamento delle telecamere delle proprie proprietà. Gli accertamenti tecnici dei carabinieri hanno permesso di stabilire che la sera prima della scomparsa di Maria Chindamo, la telecamera della villetta di Ascone che avrebbe potuto riprendere tutta la scena del sequestro, è stata manomessa per favorire gli autori materiali del delitto. Lo stesso Ascone, in sede di interrogatorio, aveva dichiarato che solo lui aveva disponibilità delle chiavi per accedere alla villetta. Da qui la convinzione degli inquirenti della sua partecipazione alla manomissione della telecamera, unitamente al romeno Gheorghe Laurentiu Nicolae, quest’ultimo indagato a piede libero.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, Maria Chindamo è stata aggredita brutalmente una volta scesa dall’auto per aprire il cancello del suo podere di campagna e caricata su un’altra auto per poi essere uccisa.

 

 

,