Donna muore dopo parto: ginecologi, “Verificare situazione Calabria”

Catanzaro  – “I recenti fatti di cronaca avvenuti nell’ospedale della località calabrese di Cetraro, culminati con la morte di una giovane donna subito dopo il parto, pongono la necessità di una verifica, da parte delle autorità competenti, dell’adeguatezza delle cure e delle prestazioni che il Servizio sanitario regionale è in grado di offrire per garantire la sicurezza del percorso di nascita, a tutela delle donne e dei neonati”. È questo l’appello che SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) e AOGOI (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani) hanno rivolto al Ministro della Salute Giulia Grillo, al commissario ad acta Saverio Cotticelli, al sub commissario Maria Crocco e al Direttore Generale del Dipartimento Salute Antonio Belcastro “perché sia fatta chiarezza – si legge in una nota – sulla reale adozione delle “Linee Guida di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita”, adottate a livello regionale dal 2012”.

“Nonostante la Regione Calabria si sia dotata di un impianto legislativo e normativo sul percorso nascita che riteniamo consono e adeguato – scrivono SIGO e AOGOI – è indispensabile, alla luce di quanto accaduto, un’approfondita verifica per individuare le responsabilità a carico di quei soggetti che hanno eventualmente omesso di fare tutto quanto nelle loro possibilità per adeguare la struttura agli standard previsti per espresse disposizioni legislative e regolamentari. In particolare – si legge – il momento del parto, può trasformarsi in una situazione di grave pericolo per la madre e per il feto, che impone l’adozione di una serie di procedure standardizzate atte ad affrontare questo rischio. Ciò, in primis, a tutela delle donne e dei nascituri, ai quali vanno garantite qualità, sicurezza e appropriatezza degli interventi assistenziali durante il percorso nascita che culmina con il momento del parto, ma anche – è scritto infine – a tutela di tutto il personale sanitario che non può e non deve rispondere per altrui omissioni amministrative, politiche e gestionali”. (AGI)
RED/ADV