Crotone – Un inatteso taglio delle commesse Tim, operativo già dal 22 gennaio, mette a rischio la sopravvivenza della Abramo Customer Care e di 3.500 lavoratori occupati nei vari siti calabresi dell’azienda di call center. Lo rendono noto le segreterie di Cgil, Cisl e Uil al termine di un incontro che si è tenuto oggi con i vertici aziendali. La convocazione da parte della Abramo – si legge in una nota – è servita per informare le organizzazioni sindacali Slc Cgil, Fistel Cisl e UilCom Uil e le Rsu “di un aggravamento della crisi aziendale, determinato dall’ulteriore taglio dei volumi di traffico messo in atto da Tim a partire dal 22 gennaio scorso”. In particolare c’è stata una drastica riduzione delle chiamate sul servizio 187 tecnico (- 65%) e sul servizio 119, che oltre a generare almeno 150 esuberi, mette a grave rischio la già compromessa tenuta economico/finanziaria dell’intera azienda”.
“La società ha evidenziato – scrivono i sindacati – come questo ennesimo taglio del fatturato operato da Tim, sia giunto alquanto inaspettato, viste le tante rassicurazioni avute anche di recente dallo stesso committente”. L’azienda ha informato che dopo i pesanti tagli già operati nel 2019 da Tim e che hanno provocato la perdita di oltre 1000 posti di lavoro precari e lo squilibrio del conto economico generale, “questa ennesima circostanza mette a rischio la tenuta di tutta la Abramo Customer Care e vanifica gli sforzi che si stavano facendo per riassorbire gli effetti dei tagli di fatturato già operati in precedenza da Tim che in meno di un anno si è ridotto del 70%. Condizione questa insopportabile per qualsiasi azienda”.
“Il comportamento di Tim – scrivono le organizzazioni sindacali – è da irresponsabili in quanto a questo punto appare chiaro che esiste una volontà ben precisa di infliggere un colpo mortale alla Abramo Customer Care. Diversamente non è spiegabile come dopo 25 anni di partnership, durante i quali la Abramo Customer Care è stato il primo fornitore in Italia di Tim, si attui senza alcuna cautela e la dovuta gradualità, il taglio del 70% delle attività lavorative, in un breve lasso di tempo di soli 12 mesi. Tutto questo senza regolari gare d’appalto, per eludere le clausole sociali e garantirsi ampi margini di guadagno speculando sul costo minimo orario delle chiamate. Non resteremo inerti davanti a questo ennesimo scempio perpetrato ai danni di 3.500 lavoratori calabresi che rischiano il posto di lavoro, e chiederemo l’immediata apertura di un tavolo di crisi presso il Mise che abbia come primo obiettivo quello di richiamare Tim alla responsabilità sociale”.