Coronavirus: cosa si può fare e cosa no

Roma  – Proteggere la salute di se stessi e degli altri è un dovere, e per farlo non c’è soluzione diversa dal ridurre al minimo le occasioni di contagio. Occorre perciò limitare gli incontri interpersonali, che rappresentano le circostanze in cui il coronavirus si può trasmettere da una persona all’altra.
Ecco che cosa è consentito e che cosa è vietato fare in tutta Italia, secondo quanto stabilito dal decreto firmato nella serata del 9 marzo 2020 dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che estende all’intero territorio nazionale le misure del precedente decreto (il dpcm dell’8 marzo 2020), le prolunga fino al prossimo 3 aprile e ne aggiunge altre due (divieto di assembramento e stop a eventi e competizioni sportive). Anche sul sito del governo è disponibile una lista di domane e risposte.

È consentito uscire di casa?
Sì, ma solo in tre casi: “per spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, per situazioni di necessità o per spostamenti per motivi di salute”.

Quali sono le “comprovate esigenze lavorative”?
Il termine ‘comprovate’ significa che si deve essere in grado di dimostrare che si sta andando (o tornando) al lavoro, anche tramite l’autocertificazione o con ogni altro mezzo di prova, la cui non veridicità costituisce reato. In caso di controllo, si dovrà dichiarare la propria necessità lavorativa. Ricapitolando, è sempre possibile uscire per andare al lavoro, anche se è consigliato lavorare a distanza, ove possibile, o prendere ferie o congedi.

Quali sono le “situazioni di necessità”?
Secondo quanto reso noto dal governo, tra queste vi rientra “l’acquisto di beni essenziali”. In queste circostanze occorre comunque assicurare la distanza interpersonale di almeno un metro. Il governo ricorda come, “senza una valida ragione, è richiesto e necessario restare a casa, per il bene di tutti”.

È opportuno procurarsi scorte di cibo?
No. Il governo ha assicurato che “si potrà sempre uscire per acquistare generi alimentari e non c’è alcuna necessità di accaparrarseli ora perché saranno sempre disponibili”.

Serve un’autorizzazione per uscire di casa?
Sì: come riportato sul sito del ministero della Salute, “per potersi muovere si deve avere il modulo di autocertificazione scaricabile da Internet a questo indirizzo: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_notizie_4186_0_file.pdf”.

Che cosa rischio se esco senza modulo di autocertificazione?
Al momento non risulta sanzionabile l’uscita di casa senza modulo. In questo caso gli agenti preposti alla verifica potranno fornire i moduli che dovranno essere compilati seduta stante.

Chi controlla le autocertificazioni?
È il prefetto a monitorare l’attuazione delle misure, avvalendosi di “forze di polizia con il possibile concorso del corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché delle forze armate”.

Che cosa succede se dichiaro il falso?
Una falsa dichiarazione è un reato. Nel modulo di autocertificazione si richiama all’articolo 495 del codice penale, che punisce questo genere di reato con “la reclusione da uno a sei anni”.

Che cosa succede se non rispetto le regole su spostamenti e assembramento?
In questo caso, come si legge nel modulo di autocertificazione, le sanzioni sono quelle previste dall’articolo 650 del codice penale – “l’arresto fino a tre mesi o l’ammenda fino a 206 euro” – a meno che il fatto non costituisca più grave reato. A questo proposito, sul sito del ministero dell’Interno viene specificato che “al fine di fornire al pubblico un’informazione non solo corretta ma quanto più esaustiva possibile, il personale operante (cioè chi effettua i controlli, ndr) provvederà anche a informare gli interessati sulle più gravi conseguenze sul piano penale di un comportamento, anche solo colposo, non conforme alle previsioni del dpcm che possono portare a configurare ipotesi di reato”.

Che cosa significa il divieto di assembramento?
Una delle novità introdotte dal decreto 9 marzo è il divieto di “ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico”. Significa che, all’interno degli unici tre casi per i quali sono consentiti gli spostamenti (cioè lavoro, ragioni di salute e motivi di necessità come l’acquisto di generi alimentari), non è consentito alle persone di riunirsi a stretto contatto. La definizione di assembramento è evidentemente collegata alla distanza di sicurezza di almeno un metro che gli individui sono tenuti a tenere. Ovviamente è vietato l’assembramento anche al di fuori delle tre casistiche in cui è possibile uscire di casa.

Mi trovo lontano da casa, posso farvi rientro?
Sì, il decreto lo stabilisce in maniera esplicita: “è consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza”.

Ho qualche linea di febbre: posso uscire?
L’invito del governo è a essere responsabili e usare buon senso. In particolare, “ai soggetti con sintomatologia da infezione respiratoria e febbre (maggiore di 37,5° C) è fortemente raccomandato di rimanere presso il proprio domicilio e limitare al massimo i contatti sociali”. Chi ha qualche linea di febbre, inoltre, è invitato a contattare il proprio medico curante, naturalmente via telefono.

Sono in quarantena: posso uscire nel quadro delle tre situazioni di necessità?
No, chi è in quarantena e chi è risultato positivo al virus non può uscire da casa per nessun motivo.

Posso andare in chiesa?
Sì, il decreto consente l’apertura dei luoghi di culto a patto che vengano predisposte le misure che consentano di evitare assembramenti: è necessario cioè che sia garantita la distanza di un metro tra le persone. Sono tuttavia sospese le cerimonie civili e religiose: stop quindi, per esempio, alle messe.

Posso andare al cinema o nei musei?
No, non è consentito. In ogni caso tutti i luoghi di cultura sono chiusi.

Ci si può muovere per turismo?
No: secondo quanto affermato dal governo sul proprio sito web, “sull’intero territorio nazionale gli spostamenti per motivi di turismo sono assolutamente da evitare”.

É consentito fare sport?
Secondo quanto previsto dall’articolo 1 comma 3 del dpcm del 9 marzo 2020, “lo sport e le attività motorie svolti all’aperto sono ammessi esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto della distanza interpersonale di un metro”. Sono invece “sospesi eventi e competizioni sportive di ogni ordine e disciplina in luoghi privati o pubblici”. Tradotto: è vietato andare in piscina e in palestra, o allenarsi con il proprio club, mentre è consentito per esempio andare a correre al parco, ma non in gruppo.

Bar e ristoranti sono aperti?
Sì, sono consentite le attività di ristorazione e bar dalle 6 del mattino alle 18. I gestori sono tuttavia obbligati a predisporre le condizioni per garantire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”. In caso di inadempienza è prevista la sospensione dell’attività.

Gli altri negozi sono aperti?
Si, è consentita l’apertura degli altri esercizi commerciali a patto che il gestore garantisca accessi contingentati (cioè scaglionati) o altre misure che evitino assembramenti di persone. Anche in questo caso dev’essere rispettata la misura del metro di distanza di sicurezza. In caso di violazione scatterà la sospensione dell’attività. Se invece le condizioni strutturali o organizzative dei locali non consentono il rispetto della distanza di sicurezza, i negozi devono rimanere chiusi.
I centri commerciali e i mercati rimarranno infine chiusi nel fine settimana, cioè nei giorni festivi e prefestivi. Rimangono aperte le farmacie e le parafarmacie, con obbligo di rispettare la distanza di un metro.