Coronavirus: M5S, pubblicazione nomi positivi Crotone è follia

 Catanzaro   – «Si tratta di un atto criminale che rievoca, tristemente, le grida contro gli untori della peste di manzoniana memoria. All’epoca, infatti, erano i banditori che, percorrendo le strade di Milano, incitavano all’odio contro alcuni sventurati i quali venivano additati come responsabili della diffusione del contagio. Oggi i banditori sono un ricordo nelle pagine della storia e sono stati sostituiti dalle chat e dai social sui quali la morbosa curiosità popolare si è scatenata causando agli inconsapevoli protagonisti ed ai loro familiari una ulteriore grave sofferenza che aggrava il dramma che stanno già vivendo». Lo dichiarano i parlamentari del M5S Nicola Morra, Margherita Corrado ed Elisabetta Barbuto commentano la pubblicazione sui social di un elenco di persone affette da coronavirus.

«La pubblicazione – spiegano – oltre a costituire un reato gravissimo, denota in maniera lampante l’ignoranza e l’imbarbarimento che flagellano ormai la nostra società. Si sarà chiesto, anche per un solo momento, l’autore del gesto infame se stava violando una norma dello stato cui appartiene in qualità di cittadino? O quale sarebbe stata la sua reazione se in quell’elenco vi fosse stato lui stesso, sua padre, sua madre o un suo congiunto? Quale l’utilità della pubblicazione? Quale interesse ha ritenuto di dover tutelare se non quello di soddisfare il proprio stupido desiderio di esibirsi sacrificando il diritto alla riservatezza e la dignità delle persone già sofferenti a causa della malattia? O forse ha ritenuto, lambiccandosi i pochi neuroni vaganti per il cervello, che la brillante trovata potesse costituire un diversivo per spezzare la monotonia di questi giorni? Ai posteri l’ardua sentenza, a noi non resta che constatare tristemente l’attualità del noto brocardo latino in virtù del quale, ancora oggi, homo homini lupus ed auspicare che il responsabile del gesto venga al più presto individuato e chiamato a risponderne alla Giustizia. Anche perché la stupidità non risulta ancora annoverata tra le cause esimenti dalla responsabilità penale».