Reggio Calabria – “Per me è un grande onore, sono nel posto che mi appartiene, sono sulla strada, nella piazza di un piccolo paese, dove ho vissuto, dove abbiamo combattuto io e tanti altri carabinieri, tanti altri poliziotti, gente povera, figli di questi paesi e di questa cultura”. Lo ha detto l’assessore all’Ambiente della Regione Calabria, Sergio De Caprio, noto come capitano Ultimo, nel suo intervento a San Luca per il 28° anniversario della strage di Capaci. “Siamo qui – ha aggiunto l’ex capo dell’unità Crimor dell’Arma, che catturò Totò Riina – dove la vita non fa sconti, in questa strada, dove si cade e si muore, dove tutto è vero. Sono qui a ricordare Giovanni Falcone, a ricordarlo per esserci stato accanto come uno di noi, una persone fragile come noi, isolato, abbandonato, delegittimato, deriso, che però nella derisione e nell’abbandono cercava di costruire qualcosa di grande cioè la lotta alla mafia. Dovunque ha fatto questo, prima di morire”.
“Siamo qua – ha continuato De Caprio – per dire all’Italia, insieme al popolo calabrese, alle famiglie, ai cittadini, alle persone che sono la vera autorità, il vero Stato, lo Stato delle comunità, che non accetteremo il pizzo, la violenza, le estorsioni, le violenze nel mondo del lavoro, perché siamo un popolo povero, semplice, che però nella fratellanza e nel mutuo soccorso ha superato la carestia, la fame, la guerra, e come ci hanno insegnato i nostri nonni – ha concluso – saremo ancora una volta fianco a fianco e come hanno vinto loro vinceremo noi”.