Sanità: “accordi disattesi”, medici Calabria verso agitazione

Catanzaro – Le federazioni dei medici aderenti a Cgil, Cisl e Uil prospettano lo stato d’agitazione della categoria. In una nota è spiegato che “la Calabria ha avuto la fortuna di non essere travolta dai contagi del Covid19 e questo ha comportato la possibilità per il nostro SSR di reggere l’impatto contenuto della diffusione del virus, ma non possiamo non riconoscere che, nonostante gli affanni e le criticità croniche del sistema, molta parte nella capacità di fronteggiare adeguatamente la crisi pandemica è ascrivibile all’impegno ed alla capacità di tutte le professionalità della sanità calabrese, che pur tra mille difficoltà, hanno generosamente affrontato i rischi altissimi, specialmente all’inizio della diffusione del virus, spesso anche a mani nude e in carenza di organico, impegnandosi senza risparmio di energie, così come avvenuto in altre regioni, ma che ha un valore aggiunto date le pregresse situazioni carenti della sanità calabrese. Dopo aver riconosciuto tali meriti da parte di tutti, autorità e cittadinanza, il Governo – spiegano i sindacati – ha destinato con ben due decreti, il Cura Italia e il Decreto Rilancio, risorse economiche espressamente destinate alla remunerazione dei rischi e dei sacrifici di tutte le lavoratrici e i lavoratori della sanità, impegnati a qualunque titolo a fronteggiare l’emergenza, con lo spirito di adempiere ai loro compiti senza sentirsi eroi, ma semplici operatori nell’esercizio delle funzioni”.
I due decreti, si sottolinea, “derogando ai tetti fissati per la costituzione dei fondi contrattuali, prevedono che anche le Regioni possano destinare Risorse aggiuntive per ristorare le particolari condizioni di lavoro e incrementare ed estendere le indennità contrattuali a tutti coloro che sono stati impegnati nelle attività di assistenza e cura dei pazienti Covid”.

In quasi tutte le regioni, si fa rilevare, “così come indicato dagli stessi Decreti e per come concordato in Conferenza Stato–Regioni, sono stati sottoscritti accordi con i sindacati per la distribuzione dei finanziamenti governativi e delle risorse aggiuntive che ogni regione ha stanziato. In Calabria, invece, nonostante la richiesta avanzata dalle rappresentanze sindacali, subito dopo la pubblicazione del Decreto Cura Italia, e rinnovata con sollecito ai primi del mese di maggio e, nonostante gli impegni verbali a reperire risorse aggiuntive regionali, nell’incontro avuto ieri al Dipartimento della Salute, si è consumata l’ennesima retromarcia rispetto agli impegni assunti quando si parla dei lavoratori sanità.
Infatti, è stato comunicato che vi era la disponibilità a concordare sui criteri di distribuzione delle risorse governative, ma non era possibile indicare l’impegno di eventuali risorse aggiuntive da parte della Regione.
Tale proposta è stata ritenuta irricevibile da parte dei segretari di FPCGIL, CISL FP e UIL FPL di comparto e dirigenza medica, atteso che sia doveroso riconoscere da parte della Regione, non solo a parole, il ruolo e l’impegno dei tanti lavoratori della Sanità che continuano ad essere in prima linea anche dopo molti anni di ristrettezze e sacrifici dovuti alla nota crisi del SSR”.
Pertanto, i rappresentanti sindacali, si legge, “dopo aver concesso altri 5 giorni di tempo per individuare e impegnare le risorse aggiuntive regionali da destinare a tutte le lavoratrici e lavoratori coinvolti, hanno annunciato l’eventuale proclamazione dello stato di agitazione e la mobilitazione dei lavoratori, consapevoli che le difficoltà del Sistema Sanitario calabrese non sono ascrivibili ai lavoratori e non possono sempre essere scaricate sulle spalle di chi è ed è stato impegnato in situazioni gravose non solo dal punto di vista professionale, ma anche psicologico, affrontando responsabilità complesse e alti rischi per la propria salute e quella dei propri familiari”.