Carceri: Potenziare formazione Polizia penitenziaria, ma non delegarla

Roma – “Abbiamo letto di alcune dichiarazioni del Prof. Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, con le quali, fra l’altro, rivendica un ruolo del suo Ufficio nella formazione degli operatori di Polizia, ivi compresi quelli del Corpo di polizia penitenziaria. Noi– dichiara in proposito Gennarino De Fazio,Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria –apprezziamo l’opera del Garante e riteniamo che debba essere per quanto possibile incentivata e favorita, nella sfera delle proprie competenze, pure per agevolare la conoscenza all’esterno e dell’opinione pubblica dei luoghi di detenzione. «Abbattere le mura dei misteri, per abbattere i misteri di quelle mura» recitava – con riferimento alle carceri – un vecchio, ma ancora attualissimo, slogan della UILPA Polizia Penitenziaria coniato dal compianto Eugenio Sarno, Segretario Generale del tempo. Pensiamo anche che l’Ufficio del Garante possa autorevolmente fornire ogni contributo e formulare qualsiasi proposta, ma l’ambito organizzativo ed esecutivo della formazione della Polizia penitenziaria deve restare prerogativa esclusiva del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che dovrà esercitarla attraverso le previste e codificate procedure negoziali e di partecipazione con le Organizzazioni Sindacali Rappresentative”.

“Piuttosto – prosegue il leader della UILPA PP – è necessario potenziare gli organici della Polizia penitenziaria e programmare per tempo le assunzioni, così da poter pianificare ed elargire compiutamente la formazione iniziale, ma anche il costante aggiornamento professionale, con i tempi e con le modalità previste e non operare in perenne emergenza, riducendola ai minimi termini e talvolta surrogandola di fatto con quella impartita presso le Forze Armate, per le unità che vengono assunte mediante i posti specificatamente riservati nei concorsi”.

“Formazione e aggiornamento professionale–argomenta ancora De Fazio – chedevono essere costanti e plasmati sulle reali esigenze istituzionali degli operatori e non da intralcio a questi ultimi, come paradossalmente ein più di una circostanza accade. Per questo i programmi didattici debbono essere pensati e realizzati con il coinvolgimento delle diverse professionalità del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ma sotto una regia che deve valorizzare le competenze del Corpo anche mediante la riforma e il potenziamento delle Scuole e la redazione, per la prima volta, di uno specifico testo per la loro regolamentazione”.