Carceri: La UILPA PP indica le priorità alla Commissione Antimafia

Roma –“Organici e formazione specifica della Polizia penitenziaria, infrastrutture, tecnologie, equipaggiamenti, compiuta differenziazione dei circuiti, oculatezza nella classificazione delle pericolosità. Queste, in estrema sintesi, le priorità che la UILPA Polizia Penitenziaria ha indicato nella tarda serata di ieri alla Commissione parlamentare Antimafia che ha audito le Organizzazioni Sindacali del Corpo di polizia penitenziaria, in particolare, sulla gestione dei detenuti dei circuiti 41-bis e Alta Sicurezza”.

Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, a seguito dell’audizione di ieri sera a palazzo San Macuto.

De Fazio spiega: “ringraziando la Commissione per averci voluto consultare, abbiamo ribadito come la lotta alla criminalità organizzata nazionale e internazionale, così come alla radicalizzazione di matrice islamica nelle carceri, passi inevitabilmente per l’adeguamento degli organici della Polizia penitenziaria che, secondo uno studio condotto da esperti del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, è mancante di 17mila unità. Occorre poi archiviare l’ultradecennale periodo di emergenza formativa e dare centralità alla formazione che non può trascurare lo studio delle subculture criminali e le tecniche operative e d’intervento, proprie di un Corpo di polizia”.

“Inoltre – argomenta ancora il leader della UILPA PP –, servono strutture adeguate, la compiuta differenziazione dei circuiti onde evitare che nello stesso carcere vengano allocate una molteplicità di tipologie di detenuti, moderne ed efficienti strumentazioni tecnologiche ed elettroniche, equipaggiamenti e una gestione più ponderata della detenzione che non vanifichi la ratio stessa dell’Alta Sicurezza e del 41-bis”.

“In particolare,si dovrebbe prestare una maggiore attenzione a riguardo di un possibile eccesso di classificazione finalizzata alla destinazione all’Alta Sicurezza e al 41-bis. Il rischio che avvertiamo è che, paradossalmente, inflazionando l’assegnazione ai predetti circuiti si finisca per immettervi soggetti estranei alla criminalità organizzata e che, da un lato, potrebbero essere da quest’ultima ‘arruolati’, dall’altro, sviliscano lo scopo di ridurre i contatti e le possibilità di comunicazione dei boss. Sempre più spesso, del resto,– conclude De Fazio –si ha la sensazione che si ricorra all’applicazione dell’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario proprio perché l’Alta Sicurezza non offre sufficienti garanzie”.