Roma – “Abbiamo letto l’intervista al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Carlo Renoldi, comparsa nelle pagine odierne del Corriere della Sera, e ne abbiamo apprezzato i toni e i contenuti, anche al di là della circostanza che ci paiono in gran parte enunciazioni di principio difficilmente perseguibili nel medio periodo alle condizioni date. Affermare però che ‘tra qualche giorno prenderanno servizio 57 nuovi direttori penitenziari’ e che sono stati assunti 2.580 agenti di polizia penitenziaria e che altri 3.000 lo saranno entro il 2023 ci sembra fuorviante anche per la discussione politica e la definizione del programma del prossimo governo che si auspica debbano interessare fortemente le carceri e, più in generale, l’esecuzione penale”.
Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
“I 57 direttori, in realtà, nelle prossime settimane inizieranno il corso di formazione che durerà un anno, ragione per cui potranno ricoprire compiutamente le loro funzioni solo dalla fine del 2023. Analogamente, per quanto riguarda le assunzioni di agenti il Capo del DAP si riferisce sostanzialmente al turn-over, che non potrà colmare il fabbisogno operativo del Corpo di polizia penitenziaria né le vacanze di circa 5.500 unità rispetto a dotazioni sottodimensionate di ulteriori 13.000 unità”, spiega il Segretario della UILPA PP.
“Va detto invece che, in spregio alle reali esigenze operative delle carceri e alle analisi condotte dallo stesso Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, con il PNRR 2, a valere sulle risorse già stanziate con l’ultima legge di bilancio, sono stati previsti incrementi organici e assunzioni aggiuntive in favore del Corpo di polizia penitenziaria per sole 270 unità da spalmare su dieci anni: 20 all’anno dal 2022 al 2031 e 70 nel 2032. Questo, ribadiamo, a fronte di una necessità concreta di oltre 18.000 unità”, continua il sindacalista.
“Per sollevare le sorti di carceri che allo stato attuale neppure possono aspirare a far sì che l’esecuzione della pena detentiva si sviluppi nell’alveo tracciato dall’art. 27 della Costituzione e per fermare la carneficina fatta di frequentissimi suicidi fra i detenuti (59 dall’inizio dell’anno), ma pure di feroci aggressioni alla Polizia penitenziaria (nell’ordine di 650 nel corso del 2022), servono analisi e fatti concreti e non la solita propaganda”, conclude De Fazio.