Roma – “Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, rispondendo a un’interrogazione in Senato, ha riferito, rivendicandolo come ‘punto d’onore’, che presto attraverso accorgimenti informatici presso la Sala Situazioni del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria l’Ufficio del Garante nazionale dei detenuti verrà reso edotto in tempo reale dei fatti di particolare rilevanza che si verificheranno all’interno delle carceri. Naturalmente, volgendo verso la trasparenza dei muri di cinta da noi da sempre auspicata, accogliamo la notizia con assoluto favore. Tuttavia, senza voler sottintendere alcuna forma di contrapposizione, ma in un evitabile quanto costruttivo parallelismo, rileviamo che il Guardasigilli continua a non avvertire come punto di disonore la secretazione dei dati sulle aggressioni e gli altri eventi avversi che interessano gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria. Pur avendoli richiesti, infatti, ci è stato formalmente risposto che quei dati non ci possono essere comunicati per motivi di sicurezza e ordine pubblici, considerato che – secondo il DAP – la loro conoscenza metterebbe a nudo gravissime criticità e potrebbe favorire nuove situazioni di disordine collettivo all’interno delle carceri”.
Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
“Dunque, nonostante siano ormai più di quattro al giorno le aggressioni gravi ai danni degli appartenenti alla Polizia penitenziaria perpetrate da detenuti in carceri spesso ingovernabili e ormai non di rado piazza di spaccio e malaffare di ogni genere, anziché intervenire compiutamente sui problemi che le rendono possibili, si preferisce occultarne le più basilari notizie alle legittime e costituzionalmente tutelate rappresentanze dei lavoratori”, spiega il Segretario della UILPA PP.
“Lo scatto in avanti del Ministro Nordio verso le esigenze di conoscenza dell’Ufficio del Garante dei detenuti ci fa tuttavia sperare che possa essere accompagnato da altrettanta attenzione verso le richieste dei ‘garanti’ degli operatori. Anche perché, rendere accessibili quelle informazioni non è solo questione di trasparenza insita nel rapporto sinallagmatico fra datore di lavoro e lavoratore – tanto più se il datore di lavoro è lo Stato – ma significa soprattutto riconoscere dignità a quel lavoro e, non ultimo, iniziare a ridare dignità alle istituzioni penitenziarie, che l’hanno persa da troppo tempo”, conclude De Fazio.