Carceri: da due giorni 400 detenuti si autogestiscono a Rieti

Roma – “Circa 400 detenuti di ben 9 sezioni detentive, su 11 totali, da due giorni, di fatto, si autogestiscono presso la Casa Circondariale di Rieti. In estrema sintesi, si rifiutano di entrare nelle celle e anche di notte rimangono aperti lungo i corridoi, salva l’adesione alle normali attività di routine (passeggi, colloqui, etc.). Al momento la protesta è pacifica e non si registrano violenze né verso le persone né verso le cose, ma nelle ultime ore stanno aumentando le provocazioni in un clima complessivo che desta, almeno in noi, fortissime preoccupazioni. Ricordiamo che già nel marzo del 2020 nel carcere di Rieti vi fu una violenta rivolta dei ristretti in conseguenza della quale si registrarono 3 decessi”.
Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
“La protesta sembra avere origine dal fortissimo sovraffollamento, su 295 posti regolamentari sono ben 499 i detenuti presenti, nonché dalla riottosità al rispetto delle regole interne. La Polizia penitenziaria, al contrario fortemente sottodimensionata, con 134 unità complessivamente in servizio (da distribuire su più turni e in tutti i compiti) a fronte di un fabbisogno di almeno 290, si trova nel bel mezzo di un cortocircuito essendo obbligata a imporre la legge dello Stato per conto di quello stesso Stato che a sua volta non la rispetta minimamente sia nei confronti dei detenuti sia dei suoi stessi servitori. Di fatto, il Corpo di polizia penitenziaria, i reclusi e in generale le carceri sono abbandonati a se stessi mentre la politica e il Governo discettano del nulla e il Capo del DAP, Giovanni Russo, convoca le Organizzazioni Sindacali per il 31 luglio, dopo un anno e mezzo dall’insediamento, per discutere di “interventi in sede centrale e territoriale”, immaginiamo da realizzarsi, a voler essere molto ottimisti, a decorre da settembre quando si rischia di ritrovare solo macerie”, continua il Segretario della UILPA PP.
“Ribadiamo che 14.500 detenuti oltre la capienza disponibile, 18mila unità mancanti alla Polizia penitenziaria, carenze nell’assistenza sanitaria e psichiatrica, disorganizzazione imperante e condizioni carcerarie d’illegalità diffusa costituiscono una miscela esplosiva pronta a deflagrare alla minima scintilla. Servono interventi urgentissimi che non si rilevano né nel decreto-legge n. 92, meglio noto come carcere sicuro (sic!), né dal disegno di legge di conversione per come sta emergendo dalla Commissione giustizia del Senato. Lo sappiano dalla Presidenza del Consiglio fino al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, passando per il Ministero della Giustizia, che avranno e dovranno assumersi la piena responsabilità di ciò che, temiamo, potrà accadere nelle prossime settimane”, conclude De Fazio.