Lamezia Terme – C‘è di tutto e di più nell’ultimo libro di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, “Padrini e Padroni”, da qualche giorno in distribuzione in tutta Italia, e destinato a far parlare molto di sé negli ambienti accademici che da anni tentano di interpretare e spiegare il complesso fenomeno della ‘ndrangheta. “Una sorta di Anti-Stato” -spiegano gli autori- capace di mettere in crisi anche i poteri più solidi e tradizionalmente più “trasparenti” del Paese, una vera e propria holding internazionale del crimine, capace di condizionare e di controllare in maniera assolutamente unica al mondo il grande traffico mondiale della droga, e soprattutto capace di condizionare uomini e scelte politiche talvolta al di sopra di ogni sopetto.Come dire, che i Narcotrafficanti colombiani, rispetto alla nuova ‘ndrangheta, sono soltanto dilettanti allo sbaraglio, o peggio ancora semplici e volgari apprendisti di secondo piano.
Una denuncia pesantissima, questa di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, diretta al cuore dello Stato, ma ancora una volta, anche in questo loro ultimo saggio, documentata dalla prima all’ultima pagina, e soprattutto supportata da dettagli, analisi, report riservatissimi, e dati storici inconfutabili, e ormai patrimonio acquisito di quasi tutte le Procure del mondo.
“Padrini e Padroni” è un saggio che si legge tutto d’un fiato, e che ricostruisce in maniera mirabile l’evoluzione della ‘ndrangheta e delle sue mille ramificazioni nel sistema economico dei cinque continenti. Ma è anche un libro che, per la prima volta spiega straordinariemente bene in che modo la ‘ndrangheta sia diventata in tutti questi anni, e nei fatti, classe dirigente.
Questa volta, Nicola Gratteri e Antonio Nicaso hanno superato se stessi. Personalmente spero che questo sodalizio letterario vada avanti per tanti anni ancora, perché da queste due intelligenze così vive, così acute, e cosi piene di consapevolezze istituzionali, non potranno che venir fuori nuovi capolavori.
“Padrini e Padroni” colma, oggi, il vuoto lasciato dai loro saggi precedenti, e conferma la grandezza e il successo di questa straordinaria coppia di autori, il magistrato e lo scrittore, Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, che hanno il grandissimo merito di aver spiegato a migliaia di studenti italiani ed europei quale è il vero significato del termine “Ndrangheta”, e soprattutto quanto labile sia a volte la linea di demarcazione tra ciò che è Ndrangheta e ciò che non lo è. E tutto questo, in questo ultimo loro libro lo si coglie a piene mani.
Nel 1908, un tragico terremoto divora Messina e Reggio Calabria. Si stanziano quasi centonovanta milioni di lire per la ricostruzione, ma la presenza nella gestione dei fondi anche di boss e picciotti – molti dei quali tornati dall’America per l’occasione – causerà danni gravissimi, sottraendo risorse preziose, trasformando le due città in enormi baraccopoli e dando vita a un malcostume ormai diventato abituale. Lo stesso scenario che si ripeterà, atrocemente, cent’anni dopo, nel 2009, con il terremoto dell’Aquila. Mentre la gente moriva, in Abruzzo c’era chi già pensava ai guadagni. E ancora, nel 2012, nell’Emilia che crolla la mafia arriva prima dei soccorsi. In Piemonte, la ‘ndrangheta era riuscita a infiltrarsi nei lavori per la realizzazione del villaggio olimpico di Torino 2006 e in quelli per la costruzione della Tav nella tratta Torino-Chivasso.
La corruzione, l’infiltrazione criminale, i legami con i poteri forti – occulti, come le logge segrete, e non, come la politica sul territorio e a tutti i livelli, fino ai più alti – spiegano gli autori- sono oggi parte di una strategia di reciproca legittimazione messa in opera da decenni da tutte le mafie e in particolare dalla ‘ndrangheta.
Nessuna illazione, nessuna opinione di maniera, ma solo dati scontati e soprattutto verificabili in ogni momento .
Nicola Gratteri e Antonio Nicaso spiegano che già nel 1869, le elezioni amministrative di Reggio Calabria erano state annullate per le evidentissime collusioni ‘ndranghetiste. Il primo caso di una serie di episodi che nei decenni hanno segnato l’intera penisola, arrivando fino a Bardonecchia, in Piemonte, nel 1995, e a Sedriano, in Lombardia, nel 2013. Lo scambio di favori fra criminalità e certa parte della politica è continuo e costante, il ricatto reciproco un peso enorme sulla cosa pubblica, con ripercussioni su tutti i settori, dalle opere pubbliche alla sanità, dal gioco di Stato allo sport. Anche lo sport.
Ma sta qui forse la vera grande novità storica del libro di Gratteri e Nicaso, nell’affrontare per la prima volta, ed in questi termini, il tema della corruzione nel mondo del calcio, tema questo che per anni è stato forse raccontato male, certamente lo si è fatto in maniera molto superficiale, approssimativa, poco corretta, e tutto questo probabilmente è accaduto perché, per anni, nessun cronista si era mai sognato di approndire sul serio il rapporto reale tra malavita organizzata e mondo organizzato dello sport.Soprattutto il mondo del calcio.
“Il calcio è popolare – sottolineano gli autori- e ha bisogno di investimenti. E le mafie, da tempo, si sono accorte delle sue potenzialità, non mancando di sfruttarle, come dimostrano le recenti inchieste giudiziarie. In questo vermicaio c’è di tutto: oltre al riciclaggio di denaro, ci sono partite truccate, scommesse clandestine, presidenti prestanome, e ultrà che gestiscono attività illecite”.
Ma non solo questo. C’è anche dell’altro a corollario dell’anlisi impietosa del Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri: “Il vero problema è che né i ricorrenti disastri ambientali, né il consumo dissennato del territorio, né il degrado di opere e servizi sembrano più scalfire l’opinione pubblica. In Italia l’incompiutezza è diventata risorsa, strategia di arricchimento per cricche e clan, mangime senza scadenza per padrini e padroni. C’è un’assuefazione che sconcerta. Quello che è di tutti, non appartiene a nessuno”.
Quando vogliono i due riescono anche ad essere più spietati di sempre: “Che importa se la corruzione avvelena l’economia, provocando gravi disuguaglianze sociali o se la mafia ammorba l’esistenza di tanta gente, con la complicità di alcuni degli uomini chiamati a combatterla? E perché nessun governo ha mai inserito fra i propri obiettivi primari la lotta alla corruzione e alla criminalità economica?”.
Ecco, perché questo di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso è un libro di denuncia forte, coraggioso, che racconta una verità amara, e ancora questa volta senza sconti per nessuno.
Un’ultima annotazione. La vera “perla” del volume è la ricostruzione storica dei delitti eccellenti della ‘Ndrangheta, dalla ricostruzione dettagliatissima della Strage di Razzà al delitto dell’Ex Presidente delle Ferrovie dello Stato Ludovico Ligato, alla morte del giudice Scopelliti, al suicidio del notaio Marrapodi, all’esecuzione di Giuseppe Nirta, alla fine di Bruno Caccia, per arrivare infine a un capitolo del tutto “nuovo”, rispetto alla tradizionale “lettura” del fenomeno Ndrangheta: e cioè al rapporto tra servizi deviati e massoneria, e alla zona grigia dei professionisti al servizio della ‘Ndrangheta, sono i famosi colletti bianchi, che Nicola Gratteri conosce bene per via delle mille inchieste che portano proprio la sua firma.
Indiscutibile infine il valore professionale di un grande cronista come Antonio Nicaso, che anche questa volta (come già nei loro saggi precedenti), dà al volume il sapore forte della ricerca, della “certezza della storia”, frutto senza dubbio di un giornalista nato e cresciuto nella Locride, ma poi emigrato in Canada, dove diventa punto di riferimento del mitico “Corriere Canadese”, e dove, dopo aver conquistato la fiducia dei circoli accademici più esclusivi dell’Ontario, diventa egli stesso firma di prima punta del giornalismo italo americano nel mondo.
Credo che Nicola Gratteri gli debba proprio per questo un grazie particolare.
A me, invece, verrebbe voglia di dire a tutti e due: “Non lasciatevi mai!”. Domani sera, proprio da Fiumicino, parte la grande campagna pubblicitaria che la Mondadori ha messo in piedi per il lancio del libro, poi sarà la volta di Bologna, Carpi nel Modenese, Ferrara, Milano e il resto del Paese, a tappeto, come è già accaduto in passato con tutti gli altri loro saggi.Ma credo che ne valfa la pena.
P.N.