Echi di Gioacchino da Fiore nella Primavera del Botticelli

polopoli-francescoLamezia Terme – Francesco Polopoli, membro del “Centro internazionale di studi gioachimiti” di San Giovanni in Fiore e del Progetto Gedeone, che il 20 dicembre parteciperà al Congresso Internazionale di “Studi ermeneutici su simbolo, mito e ‘modernità dell’antico’ nella Letteratura italiana e nelle Arti dal Rinascimento ai giorni nostri” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Argomento della relazione: “Echi lucreziani e gioachimiti nella Primavera di Botticelli”.
Ha illuminato le arti e le menti. E continua a farlo. Lo spirito di Gioacchino da Fiore è rintracciabile in gran parte della nostra storia e della nostra cultura. Il suo pensiero ha ispirato e continua ad ispirare. È vivo. Assume forme diverse e si tramanda di continuo. Chi legge o osserva, senza un opportuno bagaglio culturale, non riesce a percepirlo. Eppure ci circonda, più di quanto possiamo immaginare. Lo sa bene il mondo accademico che, attraverso congressi e momenti di studio, alla figura dell’Abate calabrese sta dedicando moltissime attenzioni.
Al centro di queste argomentazioni, sia in Italia che all’Estero, è ormai una presenza fissa quella del professore lametino Francesco Polopoli, membro del “Centro internazionale di studi gioachimiti” di San Giovanni in Fiore e del Progetto Gedeone, che il 20 dicembre parteciperà al Congresso Internazionale di “Studi ermeneutici su simbolo, mito e ‘modernità dell’antico’ nella Letteratura italiana e nelle Arti dal Rinascimento ai giorni nostri” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Argomento della relazione: “Echi lucreziani e gioachimiti nella Primavera di Botticelli”.
Come spiega lo stesso Professore, “il pensiero di Gioacchino da Fiore, non estraneo a Leonardo da Vinci, pare essere circolato negli ambienti medicei attraverso Pierleone Leoni da Spoleto. In questo periodo, infatti, le attese escatologiche di ispirazione gioachimita si fusero con la tensione verso la renovatio comune ai circoli umanistici che sentivano prossimo il ritorno dell’età dell’oro”.
“La Primavera di Botticelli, capolavoro indiscusso del Rinascimento italiano -prosegue Polopoli- lascia intuire un legame dantesco non ignoto all’artista. Il confronto con la tradizione classica (Lucrezio, De rerum Natura, vv.737-750) va ad aggiungersi, poi in un gioco infinito di rimandi e di riletture, ricreando un dialogo intertestuale a più voci fatto di immagini e di un’idea: la rifioritura del mondo, come del resto si deduce visivamente dalla congerie floreale presente nel quadro”.
Con queste informazioni, quando torneremo agli Uffizi, sicuramente contempleremo il Botticelli anche da un’altra prospettiva: con una punta d’orgoglio calabrese. Un orgoglio che, per fortuna, continua a rinnovarsi, attraverso nuovi fiori, nuovi volti, lungo il Cammino di Gioacchino…
Roberta Gigliotti, Progetto Gedeone