Lamezia: celebrata al chiostro la Giornata Mondiale del Teatro

Lamezia Terme – (di Giovanni Mazzei) – Ieri 27 marzo si è svolta, presso il Chiostro Caffè Letterario, la Giornata Mondiale del Teatro. L’iniziativa, promossa dai volontari SCN che svolgono servizio presso il Sistema Bibliotecario Lametino, ha fatto sì che fra le storiche mura del chiostro domenicano si riunissero una larga parte delle compagnie teatrali lametine.
Tante sono le compagnie attoriali e filodrammatiche che hanno risposto in maniera positiva all’appello della Giornata Mondiale del Teatro: ciò appare quanto mai sintomatico in una città come Lamezia che al momento vede i suoi spazi teatrali chiusi, con unici locali capaci di ospitare tali iniziative il TipTeatro e, per l’appunto, il Chiostro Caffè Letterario, sede della giornata di ieri.
Fra le varie compagnie che hanno risposto positivamente all’invito di Valentina Cerra, volontaria SCN, presentatrice della serata di ieri, la prima ad esibirsi è stata Capusutta.
Capusutta è una compagnia inclusiva, che vede fra le sue fila attori di diverse nazionalità, promuovendo, dunque, un teatro multirazziale e poliglotta; la compagnia fa dell’originalità, del no-sense e della capacità di spiazzare lo spettatore il proprio asso nella manica. Tutto ciò infarcito da messaggi positivi: “non imbrattate con l’ira gli argini del cuore” e citazioni colte, come quella Majakovskiana conclusiva.
“Capusutta è un laboratorio teatrale nato nel 2011, che col tempo si è autogestito. Nel 2016 diventammo associazione promotrice d’integrazione, difatti nella nostra compagnia vi sono anche vari bambini d’etnia Rom, i quali oggi non hanno potuto partecipare”, così si esprime Chiara Sacco, presidente di Capusutta.
Dopo la giovane compagnia di Chiara Sacco, è la volta di un nome storico del teatro lametino: TeatroP, una compagnia che si è saputa rinnovare, tramandandosi per linea ereditaria: a gestirla al momento è, infatti, Pierpaolo Bonaccurso, figlio di Piero, fondatore della compagnia circa quaranta anni fa. Pierpaolo si è esibito con una lettura recitata, ambientata in una scuola infestata da topi: la storia del pifferaio magico ma ai tempi della crisi, con le tutte conseguenze che di tale crisi la gioventù deve subire.
“TeatroP fu pioniere, in un territorio difficile come Lamezia, di una feconda contaminazione tra strada e teatro. Mio padre rappresenta per me il pifferaio magico e io l’ho semplicemente seguito”, con queste parole Pierpaolo Bonaccurso ha presentato il padre Piero, il quale ha interpretato un componimento del poeta dialettale Dario Galli.
Da una compagnia storica a un’altra: è la volta di Scenari Visibili. Capitanata da Dario Natale – ineccepibile capitano di ventura – il quale ha deciso di far esibire gli allievi di Kalt, laboratorio che da più anni cura in prima persona. Dapprima una danza sincopata, scandita da urla di stupore. La frenesia della danza è sfociata, poi, in un ordinato cerchio dal quale, volta per volta, le voci degli attori si sono, ad una ad una, levate offrendo il loro umanissimo sguardo sul mondo, sul teatro e sulla storia, lanciando l’appello di ricercare sempre le somiglianze e mai le differenze.
Gestore del TipTeatro, da molti anni promotore della rassegna teatrale Ricrii, Dario Natale concepisce il teatro come “necessità di verità”, ponendosi da controcanto, dunque, a chi concepisce il teatro semplicemente (e semplicisticamente) come indossare una maschera.
Sempre in orbita Tip, è stato poi il turno di Domenico D’Agostino, esponente di spicco del blog Manifest. D’Agostino ha interpretato un monologo incentrato sulla figura dell’anarchico Bruno Misefari, giocato sul duplice binario dell’italiano dei ceti dotti e il popolano vernacolo reggino, ricostruendo così, tessera dopo tessera, come in un mosaico, la comunità della Palizzi dei primi anni del ‘900. Un monologo che ricostruisce una storia ovviamente politica ma capace di offrire un universale messaggio, un invito alla ricerca della felicità, senza prostituire le proprie convinzioni dietro a ideali vuoti e vacui.
“Sono felice che dopo tanto tempo molte compagnie si siano riunite, questo trasmette un bellissimo messaggio di unità e di questi tempi ve n’è un grande bisogno!”, così si esprime D’Agostino, prima di cedere il palco all’ultimo ospite della rassegna.
In conclusione della serata la compagnia teatrale Mammut, gestita da Achille Iera e Gianluca Vetromilo, ha diretto un ben più classico dialogo a due voci. I due attori sulla scena, Chiara Sacco (già Capusutta) e Gianluca De Serio, alle prese con lo scrivere una lettera d’amore per una terza persona, finiscono per innamorarsi, non prima però di aver fatto varie volte ridere il pubblico. Il classico canovaccio dell’innamoramento fortuito condurrà tuttavia i due giovani amanti a divenire i volti vuoti dei ruoli precostituiti, mettendo in tal modo in scena ciò che ad inizio serata è stato definito “l’essenza del teatro” cioè “vivere istanti di paura”, il timore per l’attore di appartenere alla maschera e non poter più tornare nella propria dimensione di uomo.
Nel ringraziare il pubblico Iera ha espresso la sua visione di teatro come unione, un’unione anche con il pubblico, perché infatti “senza pubblico il teatro non può esistere”.
Le pièce teatrali sono state inframezzate dalla sapiente chitarra del maestro Donato Parente.

 

 

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