Catanzaro – Ha deciso di aprire il cassetto dei ricordi per rendere omaggio a un “uomo burbero con i capelli bianchi” e con uno strano fiocco legato alla camicia. Per la bambina seduta sulle sue ginocchia ad ascoltare le storie di un passato dimentica era semplicemente suo nonno, e per Catanzaro è un emblema della lotta antifascista, sempre in prima linea dalla parte dei deboli e degli oppressi.
Quella bambina oggi è un brillante avvocato, Rita Parentela, una donna molto stimata e amata. Basta guardare la sala Cefaly del Complesso Monumentale del San Giovanni, gremita di parenti, amici, e colleghi che si sono ritrovati ieri pomeriggio per la presentazione della sua opera prima dal titolo “Storia di un compagno dimenticato”, dedicato a suo nonno Luigi Parentela, fondatore del Partito Comunista a Catanzaro, emblema della Resistenza e pittore.
Si tratta di un breve ma intenso racconto – edito dalla Casa editrice piemontese “Vallescrivia” – confezionato con abilità e grande riuscita, fatto di storie personali che si intrecciano attraversando la memoria della nostra città, alla ricerca delle radici perdute, in molteplici forme Rita Parentela ci regala un “resoconto sentimentale”.
Da dialogo intimo di un uomo con se stesso, il bilancio di Luigi sulla sua vita avventurosa, che per gli ideali ha sacrificato anche la famiglia comunque tanto amata, per la piccola Rita un momento di raccoglimento sul senso della vita e sulla ricerca della felicità, sul valore della libertà e della lotta per ottenerla.
E Rita, grazie a questo lavoro letterario, è riuscita a far riunire la famiglia Parentela, raccogliendo gli adorati figli oggi ormai nonni, nel ricordo e nell’amore per Luigi che si è sentito vivo e intenso, nei volti commossi e nella tensione emotiva, tenera e coinvolgente.
Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita, dell’assessore alla cultura Donatella Monteverdi, il professore Ludovico Abenavoli – tra i presenti anche molti amministratori e figure istituzionali a partire dal presidente dell’Ordine degli avvocati, Antonello Talerico – la disamina approfondita del libro è stata oggetto di un interessante confronto animato dal professore Luigi La Rosa, dalla professoressa Elena De Filippis e dall’avvocato Carlo Petitto, stimolati dalle domande della giornalista Maria Rita Galati. Il filo conduttore del dibattito – impreziosito dalla lettura di un brano da parte di Sofia, la figlia di Rita – è stata la memoria, declinata dai relatori, sulla scia dell’importanza di ritrovarla e tramandarla nell’intento di ricostruire l’identità di una comunità che in quella memoria affonda solida le proprie radici.
Ne è venuto, quindi, fuori il racconto dedicato un uomo di altri tempi, nonno burbero, ma amorevole con la sua nipotina, tanto dal confidarsi con lei su di uno squarcio della sua vita, vissuta prima e durante la Seconda guerra mondiale. Tra ideali politici comunisti e principi di una vita sana, vissuta comunque all’insegna di valori quali la libertà, il rispetto, l’amore altrui.
Tanta cultura, cultura sana, fatta bene, fatta con poche pagine, quelle del libro “Storia di un compagno dimenticato” di Rita Parentela, stimolata nella definizione dello scritto dall’irrompere nell’attualità di un drammatico evento come l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che riporta la Guerra nel cuore dell’Europa.
“Credo che una situazione come quella vissuta agli inizi del ventesimo secolo non sia differente da quella che stiamo oggi vivendo con il covid, con la guerra ucraina o il rincaro dei servizi energetici o le fonti di riscaldamento. Abbiamo vissuto una situazione ideale specie umana negli ultimi 60 anni, ma le situazioni che si ripropongono oggi – ha affermato Rita – sono le stesse di quanto capitò durante la guerra: la gente si manifesta per quello che è, viene tutto fuori prima o dopo”.
“La guerra, il problema ambientale, l’aumento del costo dell’energia e delle fonti di riscaldamento, costringono l’uomo alle asperità, alla lotta per la sopravvivenza e al benessere. La situazione che stiamo vivendo – afferma ancora – in qualche modo avrà degli effetti antropologici e sociali per le quali le persone, dopo questa esperienza, dovranno cambiare e tenere conto di quei valori che la globalizzazione ha fatto perdere, come la libertà. I piccoli cambiamenti sono possibili. È quello che è capitato cento anni fa a Luigi.
Attraverso lo stile letterario scelto che si commistiona di notizie vere e una scrittura meta-narrativa, come evidenziato dal professore La Rosa, Rita è riuscita a scandagliare nell’intimità il personaggio di nonno Luigi Parentela, un personaggio costretto dagli eventi storici a un esercizio di umanità non indifferente e non consueto.
“Il libro è riuscito a riunire, dopo tanto tempo, tutta la famiglia Parentela, tutti commossi nel ricordo del loro pater familiae – ha concluso Rita -. Spero che possa ricordare agli uomini l’importanza di principi quali la libertà di parola, pensiero, e di personalità”.
E tra un firma copie e un momento di commozione, Rita Parentela ha anticipato l’intenzione di procedere ad una integrazione dell’opera prima, e di un nuovo libro in cui valorizzare la figura di sua nonna, moglie di nonno Luigi, una storia d’amore e rinunce. “Per non dimenticare chi siamo e dove andiamo, Compagni oggi compagni domani”.