Appalti: Ance Calabria, da codice emergono criticita’

Reggio Calabria  – Lo stato dell’arte del comparto edilizio calabrese e i problemi legati al quadro normativo di riferimento sulle opere pubbliche sono stati al centro del Comitato di Presidenza di Ance Calabria. Ai lavori dell’organismo, guidato dal presidente regionale Francesco Berna, hanno partecipato – spiega una nota – i presidenti delle cinque articolazioni territoriali (Giovan Battista Perciaccante, Cosenza; Massimo Villirillo, Crotone; Alessandro Caruso, Catanzaro; Gaetano Macri’, Vibo Valentia; e Francesco Siclari, Reggio Calabria). Nel corso dell’incontro, i rappresentanti dei costruttori edili, regionali e provinciali, hanno approfondito le criticita’ e i nodi ancora irrisolti legati al Codice degli appalti e ai miglioramenti chiesti dall’intero settore delle costruzioni a livello nazionale per questa normativa.
Ance Calabria, in particolare, intende farsi promotrice di una forte e incisiva iniziativa di sensibilizzazione verso la Regione, i Comuni e tutte le altre stazioni appaltanti territoriali, in materia di gare per lavori pubblici il cui valore e’ inferiore ai 2 milioni di euro. “Su questo tema – si legge – e’ emersa la necessita’, divenuta ormai non piu’ rinviabile, che tutti gli enti locali calabresi adottino il cosiddetto metodo “antiturbativa” (ovvero l’assegnazione al massimo ribasso con l’esclusione automatica delle offerte anomale oggi previsto dal nuovo Codice Appalti) e non quello dell’offerta economicamente piu’ vantaggiosa”. La procedura di gara dell’offerta economicamente piu’ vantaggiosa, a giudizio di Ance Calabria, “non e’ un criterio adeguato e deve essere superato perche’ comporta tempi estremamente lunghi nelle aggiudicazioni, costi elevati di preparazione delle offerte da parte delle imprese, costose commissioni di gara e ambiti di discrezionalita’ tecnica nelle valutazioni, che non sempre possono garantire la massima trasparenza per l’affidamento dell’appalto. A tutto questo dobbiamo aggiungere il problema dei contenziosi che, mediante questo meccanismo, aumentano a dismisura e sono ormai diventati un vero e proprio automatismo che paralizza per anni gli appalti, impedendo di conseguire l’interesse generale alla realizzazione delle opere pubbliche”.

 

In questa direzione, il sistema Ance calabrese e l’intero circuito delle rappresentanze territoriali “ribadiscono la centralita’ di tale problematica, specie in una regione come la Calabria che guarda al rilancio delle opere pubbliche e alla riapertura dei tanti cantieri fermi come uno dei piu’ importati asset per la ripresa economica e occupazionale. I drammatici ritardi nella realizzazione delle infrastrutture stanno infatti aggravando, giorno dopo giorno, la situazione di un comparto produttivo vitale per la Calabria con ricadute devastanti sull’intera economia regionale”. L’applicazione del criterio “antiturbativa” auspicato fortemente da Ance Calabria “porterebbe – secondo l’associazione – risultati immediati e di grande rilievo sotto il profilo dell’abbattimento dei costi delle procedure, snellendo il lavoro delle commissioni giudicatrici che, in questo modo, sono chiamate ad attuare un meccanismo matematico in luogo delle complesse ed onerose valutazioni di ordine tecnico. Circostanza, quest’ultima, che consentirebbe anche di ridurre sensibilmente i tempi di assegnazione degli appalti. Si potrebbe passare da anni di attesa a pochi mesi e si inciderebbe positivamente sulla trasparenza dell’opera, facendo venir meno anche l’elemento della discrezionalita’ da parte delle stesse commissioni.

 

Secondo Ance Calabria, inoltre, “non va dimenticato che le opere sotto i due milioni di euro rappresentano la stragrande maggioranza degli appalti che vengono banditi, e che tali lavori sono estremamente importanti per il territorio e rivestono un impatto immediato sui cittadini. Si tratta, infatti, di investimenti che incidono sui processi di messa in sicurezza (scuole, strade), rigenerazione urbana e infrastrutturazione di intere aree, grazie ai quali puo’ essere garantita ai cittadini la realizzazione di obiettivi fondamentali per la trasformazione e il miglioramento del territorio, garantendo al contempo la ripartenza dell’economia legata all’edilizia che ancora oggi, nonostante la crisi, costituisce l’ossatura fondamentale del contesto produttivo e occupazionale calabrese”. Infine, Ance Calabria auspica che “la politica calabrese tutta faccia pressing sulle grandi stazioni appaltanti e sui grandi investimenti pubblici affinche’ si ponga fine alla pratica dei maxiappalti forzati senza una logica funzionale, creati solo al fine di far lievitare l’importo a base di gara e per privilegiare i grandi player del sistema dei general contractor, a scapito delle imprese sane del territorio per le quali sarebbe invece vitale introdurre meccanismi di razionale e coerente suddivisione delle opere in piu’ lotti”.