Lamezia Terme – Sono stati assolti il sindaco di Pianopoli, Gianluca Cuda e il tecnico Comunale, Luigi Mercuri, dal Tribunale di Lamezia Terme nel caso riguardante il depuratore di Pianopoli. “Mi permetto di intervenire per chiarire alcune aspetti della sentenza di assoluzione del 3.3.2015 del Tribunale di Lamezia Terme – dichiara, in una nota, l’avvocato Italo Reale difensore del Comune di Pianopoli. Infatti, qualche tempo fa è stata diffusa con grande risalto, la notizia che il sindaco di Pianopoli, Gianluca Cuda ed il responsabile dell’ufficio tecnico, Architetto Luigi Mercuri, erano stati rinviati a giudizio, per omissione ed abuso in atti di ufficio e per varie contravvenzioni ambientali. La vicenda aveva preso le mosse da un sopralluogo dei Carabinieri che avevano ritenuto che lo il depuratore in località Spranico, scaricasse torrente acque non in regola con la normativa. Nell’occasione era stata iniziata una indagine anche per le vasche di fito depurazione in località Rizzuto, sostanzialmente mai entrate in funzione, non essendo mai attecchite le ninfee che avrebbero dovuto attivare il processo. All’amministrazione si contestava di non aver preteso il pagamento delle penali per il ritardo di consegna di quest’ultimo impianto e l’omissione per non essere intervenuti in tempo per evitare l’inquinamento. Il procedimento ha attestato invece, e senza ombra di dubbio, che la difficoltà transitoria di funzionamento dell’impianto di Spranico era collegata alla rottura di una pompa, rottura che era stata comunicata immediatamente alla Provincia, che il ritardo nella sostituzione era conseguenza del periodo in cui era avvenuto l’incidente (metà mese di agosto, con le conseguenti difficoltà di acquisire la nuova fornitura) e che, con l’eccezione dello scarico, non vi erano tracce visibili di inquinamento per tutto il torrente neanche in prossimità del depuratore. Quanto alla mancata contestazioni delle penali alla società che aveva operato su i due impianti, è stato possibile accertare che l’apertura di un contenzioso con la ditta (per il ritardo) avrebbe compromesso la consegna dei lavori all’Amministrazione e non sarebbe stata economicamente vantaggiosa per il Comune che aveva ritardato, a sua volta, la consegna del terreno destinato all’opera per la revoca (prima e poi successivamente confermata) dell’Autorizzazione del proprietario alla realizzazione delle due vasche”. “Quindi il procedimento – chiarisce – ha attestato la correttezza dell’operato dell’Amministrazione, su tutta la linea assolvendo Sindaco e tecnico dai reati contro la Pubblica Amministrazione. Il Tribunale ha poi ritenuto di applicare l’art.129 c.p.p. (obbligo della immediata declaratoria di cause di non punibilità) sulle contravvenzioni ambientali (dichiarando la prescrizione) ma rimane il fatto che il torrente non ha ricevuto danni dal funzionamento ridotto del depuratore. La circostanza, poi, che i tecnici non siano stati in grado di spiegare le ragioni del mancato attecchimento delle piantine che avrebbe dovuto eliminare una fonte di inquinamento già esistente lascia aperto il dubbio di un intervento esterno che provoca il collasso del sistema come nel caso dell’arrivo al depuratore di acque che provocano malfunzionamenti e vere e proprie crisi. In tal senso non possiamo non segnalare l’archiviazione di una denuncia del Sindaco alla Procura che chiedeva una verifica e l’individuazione della provenienza delle acque con alto tasso di inquinamento che vengono immesse nelle fognature comunali. La decisione, da parte della Procura di non procedere è stata motivata con le difficoltà ad individuare i responsabili, difficoltà che dovrà essere superata se non si vuole che la collettività continui a spendere decine di migliaia di euro in riparazioni mantenendo un servizio (quello della depurazione) sempre in bilico”.