Chimera: “lo schedario criminale dei Cerra-Torcasio-Gualtieri”

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Lamezia Terme – “Chimera” e “Chimera2”, i nomi in codice che gli inquirenti hanno dato a due delle ultime operazioni antimafia messe a segno su Lamezia dai Carabinieri del Comando Provinciale e della Compagnia lametina, rappresentano un ulteriore archivio criminale. A differenza di Medusa e Perseo, le altre denominazioni con le quali sono state indicate le precedenti operazioni della Direzione distrettuale antimafia nate subito dopo le confessioni di alcuni collaboratori di giustizia, “Chimera” e “Chimera2” ricostruiscono lo scenario criminale della cosca “Cerra – Torcasio” un tempo, autonoma e poi alleata con quella dei Giampà, ed alla quale, in epoca successiva alla scissione, si è avvicinata la famiglia “Gualtieri” che fino al 1992 non era inserita nel contesto mafioso come famiglia autonoma o aggregata ad altre consorterie criminali lametine. Chimera, infatti, ricostruisce lo scenario “storico – criminale” del clan mafioso “Cerra – Torcasio – Gualtieri”, che dopo la disarticolazione della “cosca Giampà”, con le operazione “Medusa” e “Perseo”, approfittando “del declino dei Giampà risultava essere l’unica cosca delinquenziale che attualmente opera indisturbatamente in Lamezia Terme Nicastro, al fine di “dominare” tutto il quartiere di Nicastro”. A questa conclusione, infatti, è giunto il gruppo investigativo composto da 14 Carabinieri coordinati dal maggiore Carlo Caci, comandante del reparto operativo – nucleo investigativo del comando provinciale e dal capitano Fabio Vincelli, comandate della compagnia carabinieri di Lamezia Terme. Una attività investigativa che si è tradotta in una copiosa e dettagliata informativa di notizia di reato alla quale sono stati allegati ben 815 fascicoli contenuti in ben 56 cartelle, in una delle quali sono state allegate ben 75 schede biografiche riguardanti i soggetti che secondo gli investigatori fanno parte della cosca. Un’attività investigativa che si è poi tradotta in una misura cautelare nei confronti di 26 persone, 22 delle quali sono state richiuse in carcere e tra queste Teresina Cerra, che secondo l’accusa all’interno della organizzazione rivestiva un “ruolo apicale che si è intensificato via via dal 2008 in poi, da quando, cioè, esponenti di spicco del clan hanno iniziato a soffrire lunghi periodi di detenzione (per via dell’Operazione Spes, ad esempio), che non hanno consentito loro né contatti diretti con i sodali, né di gestire personalmente gli affari illeciti loro affidati”. Comunque, le persone finite nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta Chimera sono ben 92. Un’inchiesta che ha consentito alla polizia giudiziaria operante di “conseguire importanti elementi probatori in ordine a “gravi indizi” di colpevolezza a carico di tutti gli indagati in relazione a ciascuna ipotesi di reato loro ascritta”. Le fonti di prova sono costituite dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Angelo Torcasio, Umberto Egidio Muraca, Giuseppe Giampà, Rosario, Giuseppe e Saverio Cappello, Luca Piraina, Francesco Vasile, Battista Cosentino, Antonino Belnome, Giuseppe Angotti e Rosanna Notarianni, “supportate all’uopo – scrivono nella relazione gli investigatori – dall’attività tecnica di polizia giudiziaria, dalle dichiarazioni acquisite dalle parte offese, nonché da persone informate sui fatti, oltre alle attività di analisi che hanno consentito di lumeggiare su plurime condotte delittuose poste in essere sia dagli indagati, appartenenti alla cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri, che da quelli sopra indicati facenti parti del cosiddetto “gruppo mafioso” denominato le nuove leve”. Ma c’è un dato interessante che emerge nel leggere con attenzione la comunicazione di notizia di reato redatta dal gruppo investigativo dei carabinieri, ed è quella relativa al fatto che nell’indagare sul gruppo criminoso, cioè quello dei “Cerra – Torcasio – Gualtieri” che operava “in un momento di destabilizzazione in seno alle cosche lametine” è emersa la partecipazione anche di Simona Pagliuso, moglie del collaboratore di giustizia Umberto Egidio Muraca, nonché di Alessandro Torcasio “U Cavallo” e di Claudio Paola, che, come emerso dalle recenti operazioni di polizia e successive sentenze, risultavano sodali alla cosca Giampà”. Una situazione che gli investigatori, poiché questi ultimi “non risultano associati alla cosca Cerra – Torcasio – Gualtieri”, hanno posto all’attenzione dell’autorità giudiziaria perché quest’ultima valuti “le loro condotte criminose analizzate e sviscerate” nella informativa di reato e trasmessa appunto alla procura antifamia. Una attività investigativa, quella effettuata dai carabinieri, che si sarebbe tradotta in un avviso di conclusione delle indagini per quarantaquattro persone, tra i quali, i fratelli Nino e Teresina Cerra, ritenuti promotori, direttori e organizzatori della cosca, “da anni contrapposta in una sanguinosa guerra di mafia con la paritetica holding mafiosa dei Giampà”. L’attività investigativa portata a termine dagli agenti dell’Arma dovrebbe presto arrivare, quindi, nelle aule di giustizia.