Lamezia Terme – Si rivela un vero e proprio “libro” sulla storia della ‘ndrangheta lametina l’operazione “Chimera”.
Infatti, nel curiosare tra i vari fascicoli allegati al procedimento, si scoprono interessati dossier come l’allegato 58 in cui è riportato il verbale di Giuseppe Giampà, detto il “padrino”, il collaboratore di giustizia, che insieme agli altri pentiti Angelo Torcasio, Battista Cosentino, Rosario, Saverio e Giuseppe Cappello, Francesco Vasile, Umberto Egidio Muraca, Luca Piraina, Giuseppe Angotti, e Rosanna Notarianni, hanno ricostruito l’intero organigramma della cosca “Giampà” . In questo verbale Giuseppe Giampà, oltre a descrivere alcuni particolari della guerra di ‘ndrangheta, scatenatesi dopo l’omicidio di Giovanni Torcasio avvenuto il 29 settembre del 2000 e i legami tra cosche, ha ricostruito l’identikit dei componenti della cosca avversa “Cerra – Torcasio – Gualtieri”. Infatti, il gruppo investigati dell’Arma, nel sottoporgli un fascicolo fotografico composto da ben 180 soggetti, l’ex capo cosca , nel riconoscerne ben 107 ne delinea anche il ruolo che gli stessi svolgevano all’interno della organizzazione alla quale appartenevano. Molti di loro non sono finiti nell’inchiesta “Chimera”, mentre altri sono stati raggiunti dal provvedimento restrittivo emesso nei loro confronti sulla base della dettagliata informativa di notizia di reato redatta dal gruppo investigativo composto da 14 Carabinieri coordinati dal maggiore Carlo Caci, comandante del reparto operativo – nucleo investigativo del comando provinciale e dal capitano Fabio Vincelli, comandate della compagnia carabinieri di Lamezia Terme. Nell’indicare i ruoli che ognuno di questi svolge nell’ambito della famiglia di appartenenza, Giampà attribuisce ad alcuni di essi anche il ruolo di mandante di alcuni omicidi. Soggetti che non sono stati raggiunti dal provvedimento e per questo non saranno svelati i nomi, ne quali sono stati gli omicidi che avrebbero ordinato. Tra i soggetti identificati dal collaboratore di giustizia c’è Ottorino Ranieri, che lo indica come “reggente della cosca Gualtieri e si occupava di estorsioni e spaccio di sostanze stupefacenti. In particolare, – spiega ancora il collaboratore di giustizia – per il passato, ha fatto da specchietto e staffetta in occasione di omicidi”. Giampà, poi rispondendo ad una domanda non ha saputo “indicare se nella pax fra le cosche, l’Ottorino abbia avuto un ruolo particolare”. Tra i soggetti sottoposti all’attenzione del Giampà riconosce anche Nino Cerra che lo definisce “il vecchio”, e lo indica come il “capo indiscusso della cosca Cerra – Torcasio – Gualtieri” ed autore di alcune estorsioni ai danni di esercizi commerciali. Secondo Giampà, Nino Cerra “si occupava del traffico di sostanze stupefacenti e ha sempre avuto il compito di dialogare per fatti illeciti con tutti gli esponenti delle cosche lametine”. Inoltre sempre in base alla descrizione del pentito, Nino Cerra si occupava “di mantenere i rapporti con gli altri esponenti delle cosche reggine come i Papalia e i Trimboli”, cosche queste ultime che nel 2006, sempre per come riferito dal collaboratore di giustizia, avrebbero partecipato come garanti ed amici del Cerra, in “alcuni incontri per stabilire una sorta di pax mafiosa”, che sarebbe naufragata. Per Giampà, poi il Cerra, per come riferitogli “da Aldo Notarianni, manteneva rapporti con i Papalia e i Trimboli anche nelle zone di Milano, laddove vi erano loro esponenti che si occupavano del traffico di ingenti quantità di cocaina in relazione al quale lo stesso Nino Cerra proponeva a Aldo Notarianni e al nostro gruppo dei Giampà di entrarne a far parte”. Proposta che “non ebbe alcun seguito anche perché il cosiddetto tentativo di pax mafiosa naufragò”. Tra i personaggi sottoposti all’attenzione del Giampà anche la foto di Pasquale Cerra, detto “Ciancimino”, figlio di Nino Cerra che “essendo titolare di una ditta edile, sfruttava il nome della cosca per ricevere dei sub-appalti quali estorsioni”. Un altro notabile riconosciuto dal Giampà è Nicola Gualtieri, coinvolto nell’inchiesta della Dda di Catanzaro chiamata ‘Remake’ e recentemente condannato, che lo definisce “il vecchio, soprannominato “lo Zingaro”. E che per il collaboratore di giustizia “la su principale funzione è stata quella di collettore tra la famiglia Gualtieri e i Torcasio in quanto ha favorito matrimoni e unioni fra le due famiglie”. Inoltre, il Gualtieri, secondo il Giampà avrebbe “posto in essere estorsioni per conto della cosca Cerra – Torcasio – Gualtieri”.