Perseo: il camorrista Capo domani di nuovo in aula

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di Stefania Cugnetto

– Lamezia Terme – Domani riprende il filone lametino del processo “Perseo”, lo svolgimento dibattimentale nato appunto dall’operazione che fui messa a segno qualche anno fa dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro contro la cosca “Giampa” grazie anche alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia che facevano parte delle stessa cosca. In aula domani ritornerà come protagonista Guglielmo Capo, ex affiliato ad un clan napoletano, che sarà sottoposto al controesame da parte di alcuni difensori degli imputati. Nella precedente udienza il collaboratore ha raccontato la sua permanenza a Lamezia, sotto la protezione della cosca Giampà, ricostruendo luoghi che ha frequentato e indicando le persone che avvenne incontrato nel periodo in cui ha frequentato la città della piana Nell’udienza del 28 marzo scorso Capo ha raccontato di avere “passato 4 mesi in una villetta al Parco dei Principi”, precisando che “poi io mio fratello Antonio, Antonio Candida e Mirko Candida ci siamo trasferiti in un appartamento al centro di Nicastro, vicino Alberto Giampà, figlio di Pasquale Giampà, che so essere uno che contava nella cosca”.
Il collaboratore ricostruendo la sua presenza in città ha ricordato che la “villeggiatura” in città era incentrata sullo spaccio di droga ma non solo per la cosca Giampà, “fornivo droga – ha detto – anche ai Gualtieri”. Il camorrista, quindi, intratteneva rapporti con le due cosche rivali di Lamezia, e ha spiegato di aver avuto buoni rapporti, in particolare, con Federico Gualtieri ed Enzo Giampà. Gli anni a cui fa riferimento il collaboratore dovrebbero, secondo quanto ha detto in aula, andare dal 2004 in poi. Ma le relazioni che Capo intrattenne con i Giampà furono più “intime”, tanto che “Enzo Giampà mi commissionò l’omicidio di Federico Gualtieri”, come ha ribadito nel coros dell’udienza del 28 marzo scorso.
Un omicidio al quale il camorrista non partecipò, pur prendendo parte alle fasi preparatorie, descrivendo le dinamiche “io sono dovuto andare a Napoli, lo ricordo bene, mi dovevano consegnare dei mobili, ma il mio amico Antonio Candida mi chiamò intorno alle otto del mattino per dirmi che il Gualtieri era morto”, ha poi aggiunto “quando sono tornato Antonio Candida mi ha detto di aver prelevato il killer dell’omicidio, che sarebbe Enzo Giampà”. Il collaboratore ha descritto anche il movente: “Gualtieri aveva una piazza forte per la droga, Enzo Giampà voleva prendersela e mi ha chiesto di ucciderlo promettendo una piazza di spaccio anche a me”. La ricostruzione di Capo, però, è assolutamente lontana da quella che un altro collaboratore di giustizia ha fornito in Tribunale e agli inquirenti: si tratta di Saverio Cappello, reo confesso dell’omicidio di Federico Gualtieri. Infatti Cappello ha dichiarato, nella sua deposizione in questo processo, di aver “sparato a Federico Gualtieri” e che con lui “c’era Angelo Torcasio” mentre per il recupero ha indicato suo zio Vincenzo Ventura.
Nel corso del dibattimento, l’attenzione della difesa e dell’accusa si è , poi, concentrata sul riconoscimento di alcuni soggetti, ed in particolare su uno dei protagonisti del processo, l’imputato Andrea Crapella. Riconoscimento che si è reso necessario poiché nella sua deposizione, Capo, aveva indicato un ragazzo di cui ha largamente parlato nei verbali, “un tale Alessandro che era uomo di Enzo Giampà”, aggiungendo che “partecipava a tutte le riunioni e girava sempre con me, l’ho accompagnato anche a casa di sua nonna”. Il pubblico ministero ha ricordato al collaboratore che nei verbali tale ragazzo venne poi identificato dal collaboratore con il nome di Andrea. Il collaboratore riconobbe attraverso foto l’imputato Andrea Crapella, ma oggi in aula, Capo non ha riconosciuto l’imputato, né attraverso la visione delle foto segnaletiche, né di persona. Nella precedente udienza al pentito sono state anche sottoposte foto di luoghi, che non è riuscito “a vedere bene le immagini”, perché era “in bianco e nero e scure” che saranno certamente al centro dell’udienza di domani. Tra i luoghi indicati da Capo anche la casa della nonna di Andrea Crapella, ma anche in questo caso il camorrista non è riuscito a dare conferma.