Processo Medusa: altri 90 giorni per depositare motivazioni sentenza

medusarinviomotivazioni
di Stefania Cugnetto

– Lamezia Terme – Si dovrà aspettare fine luglio per conoscere
le motivazioni della sentenza del processo Medusa. I giudici della corte di appello di Catanzaro, infatti, si sono concessi una proroga di altri 90 giorni per depositare le motivazioni della sentenza che ha visto l’assoluzione, tra gli altri, del carabiniere Roberto Gidari. La sentenza fu emessa il 22 gennaio e i giudici(Fabrizio Cosentino presidente; Antonio Giglio e Antonio Saraco a latere), si erano riservati di depositare le spiegazioni delle condanne e delle assoluzioni emesse entro 90 giorni, cioè entro il 22 aprile. Ma allo scadenza il collegio giudicante ha deciso di prorogare i termini. Probabilmente
la decisione scaturisce dalla esigenza da parte dei magistrati di potere avere a disposizione maggior tempo per definire con precisione e chiarezza la sentenza emessa, in secondo grado. C’è attesa per conoscere le motivazioni della sentenza rispetto ad un maxi processo che ha visto coinvolti gli esponenti della cosca mafiosa Giampà, colpita anche dall’operazione Perseo, per la quale si sta procedendo al processo ordinario al Tribunale di Lamezia, mentre si attende la sentenza dell’abbreviato al Tribunale di Catanzaro.
Una sentenza, quella del processo Medusa, che ha visto l’assoluzione dal reato di associazione mafiosa di due degli imputati, Roberto Gidari e Giuseppe Cappello, mentre per il resto degli imputati le pene sono state rideterminate, cambiamento di poco la sentenza di primo grado. I giudici di Catanzaro si riservano, dunque, altri 90 giorni, per evitare qualsiasi margine di errore, poiché quello di Medusa è il primo, in ordine di tempo, dei maxi processi alle cosche lametine. Nella sentenza di gennaio i giudici della Corte di Appello di Catanzaro, hanno assolto Gidari, condannato in primo grado a sei anni, dall’accusa di associazione mafiosa perché il fatto non sussiste, e Giuseppe Cappello, che in primo grado era stato condannato ad 8 anni e 8 mesi di reclusione. Per quanto riguarda gli altri imputati, le pene inflitte con la sentenza di primo grado sono state modificate ben poco e così rideterminate: Giuseppe Giampà, da una condanna a sei anni e 8 mesi è passato a 5 anni e 4 mesi; Vincenzo Giampà (cl.70) da dieci anni e 2 mesi a 7 anni e 6 mesi; Domenico Giampà da 9 anni e 6 mesi a 8 anni; Maurizio Molinaro da 9 a 8 anni di reclusione; Vincenzo Giampà (cl.68) da 8 anni a 7 anni e 8 mesi; Alessandro Torcasio da 9 a 6 anni di reclusione; Claudio Paola da 8 anni e 4 mesi a 7 anni; Davide Giampà da 7 anni e 4 mesi a 6 anni e 4 mesi; Saverio Giampà da 8 anni e 8 mesi a 6 anni e 4 mesi; Giovanni Notarianni da 10 anni a 9 anni e 4 mesi; Luigi Notarianni (cl.92) da 5 anni e 4 mesi a 5 anni; Rosario Notarianni da 8 anni e 8 mesi a 8 anni; Giuseppina Giampà da 5 anni a 4 anni e 4 mesi; Vanessa Giampà da 4 anni a 3 anni e 4 mesi; Rosa Giampà da 5 anni e 4 mesi a 4 anni e 8 mesi; Luca Piraina da 4 anni a 2 anni e 8 mesi; Pasqualina Bonaddio da 5 anni a 4 anni e 4 mesi; Giuseppe Catroppa da 9 anni e 4 mesi a 5 anni e 4 mesi; Pasquale Catroppa da 10 anni e 4 mesi a 6 anni e 4 mesi. Confermate le condanne inflitte in primo grado per: Francesco Giampà, Pasquale Giampà, Aldo Notarianni, Aurelio Notarianni, Domenico Chirico (cl. 82); Antonio Voci, Vincenzo Bonaddio, Vincenzo Arcieri, Antonio Notarianni, Luigi Notarianni (cl.74) e Teresa Francesca Meliadò.
Assolti, inoltre, per alcuni capi di imputazione: Domenico Chirico (cl.77) condannato in primo grado ad un anno e 8 mesi per detenzione illegale di armi, è stato assolto dai giudici perché “il fatto non sussiste”; Angelo Francesco Paradiso, accusato di detenzione di armi, da una condanna di 2 anni e 4 mesi è stato assolto per “non aver commesso il fatto”. Nino Cerra (cl.91), difeso dall’avvocato Lucio Canzoniere, è stato assolto per entrambi i capi d’accusa che gli erano stati mossi: detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti per “non aver commesso il fatto” ed atti intimidatori perché il “fatto non sussiste”. Egidio Umberto Muraca, ora collaboratore di giustizia, viene assolto per uno dei capi di accusa per il quale era imputato “atti intimidatori”, mentre rimane l’altro capo di accusa “detenzione ai fini di spaccio di droga” e, pertanto, la pena gli è stata rideterminata da sei anni e 4 mesi ad un anno e 6 mesi di reclusione.