-di Claudia Strangis
Lamezia Terme – Si è concluso oggi il primo atto del processo scaturito da quell’operazione che, nel luglio del 2013, fu chiamata in codice “Perseo” e che portò all’arresto di più di 65 persone ritenute affiliate alla cosca Giampà, tra cui anche molti noti professionisti lametini, accusate di far parte o comunque supportare il clan ’ndranghetistico che faceva capo all’omonima famiglia. Clan che fu già “decapitato” con l’altra operazione messa a segno dalla Dda denominata “Medusa”. Il giudice per le udienze preliminari, Giuseppe Perri, ha emesso stamane la sentenza per i 47 imputati che avevano scelto di essere processati secondo le modalità del rito abbreviato. Venti in totale le condanne, che variano dai 2 anni e 4 mesi di reclusione all’ergastolo. Vincenzo Bonaddio (difeso dall’avvocato Pagliuso), Pasquale Giampà (difeso dagli avvocati Larussa e Gambardella) e Aldo Notarianni, (difeso dagli avvocati Gambardella e Spinelli), più volte definiti coloro che facevano parte della cosiddetta “commissione” della cosca Giampà, sono stati condannati all’ergastolo. Le tre condanne a vent’anni di reclusione, invece, sono arrivate per Domenico Giampà (difeso dagli avvocati Larussa e Spinelli), Maurizio Molinaro (difeso dall’avvocato Gambardella) e Alessandro Torcasio (difeso dagli avvocati Villella e Spinelli). Giuseppe Catroppa (difeso dall’avvocato Celia), ora collaboratore di giustizia, è stato condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione, mentre 9 anni di carcere è la pena inflitta a Vincenzo Ventura, anche lui collaboratore di giustizia (difeso dall’avvocato Di Meo). Antonio Muraca (difeso dagli avvocati Larussa e Spinelli) è stato condannato alla pena di 7 anni e 2 mesi, e per Antonio Ventura (difeso dall’avvocato Naccarato) e Pasquale Bentornato (difeso dagli avvocati Larussa e Naccarato) la pena è stata fissata a 7 anni. Sei anni e quattro mesi di reclusione è quanto dovrà scontare Vincenzo Torcasio (classe 62) (difeso dagli avvocati Gambardella e Larussa), mentre sei sono gli anni di reclusione inflitti a Giorgio Galiano (difeso dagli avvocati Gambardella e Larussa). Francesco Renda (difeso dall’avvocato Pagliuso) è stato condannato a 5 anni di reclusione, mentre Gianluca Giovanni Notarianni (difeso dagli avvocati Viscomi e Spinelli) e Antonio Giampà (difeso dagli avvocati Rania e Mascaro) sono stati condannati a 4 anni di carcere. Tre anni e 4 mesi di reclusione è la pena inflitta dal Gup a Pasquale Catroppa (difeso dall’avvocato Celia), anche lui come il fratello divenuto collaboratore di giustizia. A tre anni di carcere, invece, sono stati condannati Alessandro Villella (difeso dagli avvocati Larussa e Cerra), e Claudio Paola (difeso dagli avvocati Marasco e Ferraro), mentre a due anni e 4 mesi di reclusione è stato condannato Luciano Arzente (difeso dall’avvocato Capalbo), anche lui di recente divenuto collaboratore di giustizia.
A fare scalpore, rispetto alle richieste di condanna formulate il 2 ottobre 2014 dal pubblico ministero Elio Romano, al culmine della sua requisitoria, le assoluzioni. Venticinque, infatti, gli imputati assolti dai reati a loro ascritti dal Gup Giuseppe Perri: Salvatore Ascone (difeso dall’avvocato Staiano), Vincenzo Torcasio cl.78 (difeso dall’avvocato Staiano), Antonio Paradiso (difeso dall’avvocato Larussa), Emiliano Fozza (difeso dagli avvocati Careri e Gervasi), Domenico Sirianni (difeso dagli avvocati Canzoniere e Villella), Michael Mercuri (difeso dall’avvocato Larussa), Nino Cerra (difeso dagli avvocati Staiano e Canzoniere), Angelo Francesco Paradiso (difeso dall’avvocato Larussa), Luigi e Luciano Trovato (difesi dagli avvocati Di Renzo e Staiano), Giuseppe Ammendola (difeso dagli avvocati Mascaro e Spinelli), Gino e Pino Strangis (difesi dall’avvocato Spinelli), Giuseppe Lucchino (difeso dagli avvocati Gambardella e Tomaino), Antonio Fragale (difeso dall’avvocato Larussa), Francesco Costantino Mascaro (difeso dagli avvocati Staiano e Andricciola), Giovanni Cosentino (difeso dagli avvocati Gambardella e De Fazio), Saverio Torcasio (difeso dagli avvocati Canzoniere e Scillia), Carmine Vincenzo Notarianni (difeso dall’avvocato Canzoniere), Alberto Giampà (difeso dagli avvocati Gambardella e Larussa), Saverio Giampà (difeso dall’avvocato Canzoniere), Renato Rotundo (difeso dall’avvocato Staiano), Pasquale Gigliotti (difeso dall’avvocato Spinelli), Davide Orlando (difeso dagli avvocati Canzoniere e Taurino)e Tiziana D’Agosto (difesa dagli avvocati Gambardella e D’Agosto). Il Gup ha disposto, inoltre, il non doversi procedere nei confronti di Luigi Mancuso e Vincenzo Giampà. Sono stati sentenziati, inoltre, i risarcimenti per le parti civili: 50mila euro al Comune di Lamezia Terme, 10mila euro per l’Associazione antiracket e altrettanti per l’associazione Fai, 5mila euro per il risarcimento danni in favore della Zurich Insurance Plc, mille euro per Rocco Mangiardi, 25 mila euro per Antonio e Giancarlo Chirumbolo e mille euro in favore di Giuseppe e Giovanni Chirico.
Per quanto riguarda le motivazioni della sentenza emessa stamane dal Tribunale di Catanzaro, il giudice Giuseppe Perri ha indicato 90 giorni come termine ultimo per il deposito. Con la sentenza di oggi, si chiude solo una prima parte degli atti giudiziari. L’operazione Perseo, infatti, è scaturita poi in diversi filoni processuali ancora in corso di svolgimento. Tra questi, quello che si sta celebrando al Tribunale di Lamezia secondo il rito ordinario, davanti al collegio composto dal presidente Carlo Fontanazza e a latere dai giudici Francesco Aragona e Tania Monetti e che vede alla sbarra ventuno imputati.