Operazione Andromeda: rimesso in liberta’ Angelo Provenzano

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Lamezia Terme – Operazione Andromeda: si allunga la lista dei rimessi in libertà. Infatti un altro soggetto finito nell’inchiesta della Dda di Catanzaro, sulla base delle indagini svolte dalla Squadra Mobile di Catanzaro, finalizzate a smantellare la cosca “Iannazzo”, è stato rimesso in libertà. Il protagonista di questa nuova decisione adotta dal Tribunale di Catanzaro, è Angelo Provenzano, 46 anni, che per l’accusa insieme a “Nathalie Angele Zingraff, Alessandro Provenzano”, era partecipe  “dell’associazione, particolarmente attivi nella sistematica e programmatica commissione di reati consistenti nell’intestazione fittizia di quote societarie, al fine di consentire l’arricchimento occulto di Vincenzino Iannazzo, sotto la regia diretta di quest’ultimo, con l’ausilio di Antonio Provenzano, con particolare riferimento alle strutture societarie la “Tirrena Costruzioni S.r.l.” e la “Cascina Delle Bonta’ S.r.l.”. Secondo l’accusa Angelo Provenzano, pur essendo titolare della struttura, di fatto non lo era in quanto era l’intestatario fittizio della Cascine, mentre il vero proprietario sarebbe Vincenzino Iannazzo e per tale motivo fu raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice dell’indagini preliminari del tributamele di Catanzaro, Domenico Commodoro, su richiesta del sostituto procuratore antimafia Elio Romano. Ora a distanza di circa un mese Provenzano ha lasciato il carcere dove era stato ristretto per torna libero a casa.
I magistrati del de tribunale del riesame di Catanzaro, Presidente Barbara Saccà, hanno accolto i motivi di riesame proposti dai difensori di Provenzano gli avvocati Antonio Muscimarro e Massimiliano Carnovale, annullando la misura cautelare emessa nell’ambito dell’operazione Andromeda. La difesa ha evidenziato la mancanza di elementi idonei a sostenere le accuse mosse nei confronti di Angelo Provenzano e dell’assoluta estraneità dello stesso per i fatti a lui contestati.
Secondo l’accusa “intestavano fittiziamente le quote della società “CASCINA DELLE BONTA’ s.r.l.” a ZINGRAFF Nathalie e PROVENZANO Alessandro, conferendo a PROVENZANO Angelo la qualifica di Amministratore mentre, in realtà, ne era proprietario IANNAZZO Vincenzino, ovvero socio occulto e gestore di fatto unitamente a PROVENZANO Antonio, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali Così operando, ZINGRAFF Nathalie e PROVENZANO Alessandro, quali intestatari delle quote
societarie e PROVENZANO Angelo titolare della qualifica di Amministratore, PROVENZANO Antonio, gestore di fatto dell’azienda unitamente a IANNAZZO Vincenzino, concorrevano a creare, mantenere in vita una situazione di proprietà societaria diversa dalla realtà e cosI facendo consentivano a IANNAZZO Vincenzino di avvantaggiarsi, in maniera sistematica e continuativa della ripartizione degli utili societari, con l’elusione di possibili misure di prevenzione a suo carico.
Fatto aggravato altresì dalla circostanza di cui all’art. 7 della L 203/91 per avere agito avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 bis ovvero con il fine di agevolare l’attività di un’associazione per delinquere di tipo ‘ndranghetistico che valendosi della forza intimidatrice del vincolo associativo persegue scopi corrispondenti a quelli delle associazioni di tipo mafioso Cindividuabili nel caso di specie nella cosca IANNAZZO e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé e/o per altri”. Così operando, si legge nell’ordinanza, “ZINGRAFF Nathalie e PROVENZANO Alessandro, quali intestatari delle quote societarie e PROVENZANO Angelo titolare della qualifica di Amministratore, PROVENZANO Antonio, gestore di fatto dell’azienda unitamente a IANNAZZO Vincenzino, concorrevano a creare, mantenere in vita una situazione di proprietà societaria diversa dalla realtà e così facendo consentivano a IANNAZZO Vincenzino di avvantaggiarsi, in maniera sistematica e continuativa della ripartizione degli utili societari, con l’elusione di possibili misure di prevenzione a suo carico”. Per l’accusa Angelo Provenzano, era una figura “professionale pienamente inserita nella logica imprenditoriale del sodalizio criminale Iananzzo”. Accusa che il Tribunale del Riesame avrebbe annullato.