Processo Perseo: ascoltati dal collegio otto testimoni

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– di Claudia Strangis
Lamezia Terme – Più di sei ore di udienza, nove  testimoni chiamati per deporre davanti al collegio presieduto dal giudice Carlo Fontanazza nell’ambito del processo Perseo che si sta dibattendo al Tribunale di Lamezia. Come accaduto nella scorsa udienza anche in quella odierna tutti i teste hanno risposto alle domande di accusa e difesa. Al centro della seduta la posizione dei coniugi Giuseppe Notarianni e Carmen Bonafè, imputati in questo processo, per quanto riguarda la costruzione di alcune villette bifamiliari in contrada Talarico a Lamezia. Molti dei testi citati dal pubblico ministero hanno riferito ciò che era a loro conoscenza in ordine ai loro rapporti con i due imputati. Il dato più significato che è emerso in questa fase è che molti dei testimoni hanno, in parte, negato quanto affermato durante le loro deposizioni rese alle forze dell’ordine, mentre altri, hanno reso dichiarazioni più dettagliate rispetto a quanto accaduto dieci anni fa. I testimoni sonos ttai citati dall’accusa per provare la responsabilità di Giuseppe Notarianni  e Carmen  Bonafè  (difesi entrambi dall’Avvocato Aldo Ferraro), imputati per avere realizzato un investimento immobiliare con soldi di provenienza illecita, i cui proventi sarebbero stati poi distribuiti ai fratelli del Notarianni, nonchè del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso, commessa ai danni della Edilchirico e della ditta Edilizia di fratello Chirico. Nella prima parte dell’udienza sono stati sentiti Caruso Fiore, Scognamiglio Ciro e Marinelli Antonio quali acquirenti delle villette realizzate da Notarianni Giuseppe, che hanno confermato di avere intrattenuto le trattative per il loro acquisto direttamente con Montesanti Enrico che era il proprietario del terreno.

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Dal controesame da parte dell’Avvocato Ferraro è altresì emerso che il pagamento di tali immobili è avvenuto direttamente a favore del Montesanti, e non -come vorrebbe l’accusa- a favore di Notarianni Giuseppe, che era solo il costruttore. È stata poi sentita la vedova del Montesanti, Silvana Baffa, che su domande del pubblico ministero ha affermato che dai rapporti avuti con Giuseppe Notarianni il marito non avrebbe avuto nessun utile, tanto da pentirsi di avere avuto rapporti con Notarianni. Dopo un articolato controesame condotto dall’Avvocato Ferraro è invece emerso quali siano stati i reali rapporti intercorsi tra Enrico Montesanti e Giuseppe Notarianni, laddove il primo voleva costruire delle villette su un terreno di sua proprietà tramite il Notarianni, che poi avrebbero rivenduto dividendosi gli utili. Dalle domande del difensore è poi emerso che da tale investimento il Montesanti ottenne da Giuseppe Notarianni la somma di 43 mila euro per l’acquisto di una parte di tale fondo, oltre ad euro 190 mila che i coniugi Montesanti guadagnarono dalla vendita di uno di tali immobili, ed alla ristrutturazione del loro appartamento di circa 170 metri quadri che eseguì Giuseppe Notarianni senza essere pagato. Sono stati poi sentiti Brutto Antonio e Perri Osvaldo, che hanno dichiarato di non ricordare il motivo per cui avevano emesso assegni a favore dei fratelli Notarianni, affermando con assoluta certezza che per il loro cambio non hanno pagato nulla a titolo di interessi, e che il motivo per cui avevano ricevuto questo trattamento era dovuto ai rapporti di amicizia che li legavano ai Notarianni. È stato infine sentito Chirico Giuseppe, il quale, sulle incalzanti domande dell’Avvocato Ferraro, ha escluso categoricamente di avere mai ricevuto minacce o pressioni da Giuseppe Notarianni , precisando che tra loro sono intercorsi solo normali rapporti commerciali, e che essi risalivano a prima del 2000. In chiusura d’udienza, il pubblico ministero ha chiesto che venisse sentito anche Giovanni Chirico, presente in aula, che ha affermato che Giuseppe Notarianni ha un debito di 11 mila euro nei loro confronti, e che non ha proceduto per il recupero di tale somma per il clima che si era creato in città. Dal controesame del difensore di Notarianni è però emerso che tale somma era il residuo di più ampi rapporti commerciali, che ammontavano ad oltre 30 mila euro, e che Giuseppe Notarianni non è riuscito a pagare per problemi economici. Su precisa domanda dell’Avvocato Ferraro anche Giovanni Chirico ha escluso di avere mai subito minacce, pressioni o qualsiasi altra forma ci coartazione da Giuseppe Notarianni, il quale ha sempre pagato fino al 2010. Il pubblico ministero ha infine chiesto la trasmissione degli atti al suo ufficio nei confronti di Fiore Caruso, Antonio Brutto e Osvaldo Perri, e l’acquisizione delle loro precedenti dichiarazioni perchè tali testimoni potrebbero essere stati minacciati o intimiditi, richiesta a cui è seguita la ferma opposizione dell’Avvocato Ferraro, che ha fatto rilevare come la possibilità di acquisire le precedenti dichiarazioni rese da un testimone è prevista solo nel caso in cui vi siano elementi concreti da cui desumere che il teste sia stato sottoposto a violenza o minaccia, requisiti che non sussistono nei confronti dei testimoni sentiti oggi. Il Tribunale si è riservato di decidere su tale richiesta all’esito dell’istruttoria dibattimentale, ed ha rinviato all’udienza del 31 luglio per sentire i testimoni oggi assenti.