-di Stefania Cugnetto
Lamezia Terme – Ultima udienza di luglio per il Processo contro la cosca Giampà di Lamezia. Nell’aula Garofalo del tribunale lametino sono stati ascoltati 5 testi. I primi a sedersi sul banco dei testimoni, di fronte al collegio giudicante, presieduto dal giudice Carlo Fontanazza , sono stati padre e figlia, due ex imprenditori lametini, Pasquale e Caterina MIscimerra, ascoltati separatamente ma per la medesima vicenda. “Io e mio padre siamo stati vittima di usura ed estorsione – ha detto la donna, rispondendo alle domande del pubblico ministero, Elio Romano – siamo stati parte offesa in un procedimento contro Gianluca e Rosario Notarianni, Vincenzo Giampà ed altri”. La donna ha detto però di non conoscere Giuseppe Notarianni e Carmen Bonafè, imputati nel processo Perseo. I due apparirebbero come beneficiari di alcuni assegni emessi dalla testimone e da suo padre, “non ho mai incontrato Giuseppe Notarianni e Carmen Bonafè, ma ho saputo che tutti questi assegni facevano riferimento ad un giro di usura”. La donna ha poi affermato di vivere ora in Lombardia, “abbiamo voluto ricominciare, l’usura è un vortice da cui non esci mai, siamo arrivati ad un debito usuraio che non si può quantificare, con un tasso 250% di interesse mensili”. Anche il padre in aula ha affermato di non conoscere i coniugi Giuseppe Notarianni e Carmen Bonafè, ma di conoscere gli altri fratelli Notarianni, Aldo, Rosario e Gianluca. “Mi cambiavano gli assegni – ha spiegato l’ex imprenditore – io davo loro l’assegno postdatato, loro mi davano soldi liquidi e poi dovevo ridare il prestito con un tasso del 10% mensili, ma ogni fratello Notarianni utilizzava un tasso di interesse diverso”. Tra i testimoni anche un maresciallo dei carabinieri, Antonio Pagano, che acquistò una villetta sita a Lamezia, costruite da Giuseppe Notarianni. Il maresciallo ha dichiarato di essersi accertato della “trasparenza” dell’atto di acquisto, affidandomi all’architetto Dattilo. Penultimo testimone è stato Domenico Biondo, l’uomo era proprietario di un rustico presso San Pietro Lametino. L’abitazione dell’uomo fu sottoposta ad una perquisizione, durante la quale sono stati rinvenute armi, Biondo ha affermato che la sua abitazione era accessibile a molti soggetti, tra i quali Fausto Gullo, imputato nel processo Perseo. Chiude l’udienza odierna l’escussione di un artificiere, l’appuntato Piero Gigliotti, che nel maggio 2012 compì delle analisi tecniche su materiali sequestrati all’imputato Fausto Gullo. L’appuntato ha ricordato l’esito di quelle analisi, affermando che gli ordigni sequestrati al Gullo sarebbero stati capaci di uccidere.
Prossima udienza prevista per il 18 agosto, nella quale saranno in aula altri testimoni chiamati dalla pubblica accusa.