Lamezia: tra i pentiti anche una donna ucraina

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Lamezia Terme – Tra i pentiti di ‘ndrangheta lametini c’è anche una donna ucraina. Si chiama Nataliia Gordiichuk, 38 anni. Dovrebbe essere la compagna di Matteo Vescio, altro collaboratore di giustizia. Le sue rivelazioni sono finite nell’operazione Andromeda. Fu arrestata il 15 giugno del 2011 nell’ambito dell’operazione On the road, azione giudiziaria che avrebbe permesso di scoprire un’associazione per delinquere di stampo mafioso capace di mettere insieme gli interessi criminali di una banda di ucraini e quelli di una cosca di ‘ndrangheta di Lamezia Terme. Qualche anno dopo il suo arresto, la Gordiichuk, decise di diventare una collaboratrice di giustizia fornendo così agli investigatori notizie sulla organizzazione di cui faceva parte. Organizzazione che si occupava di estorsioni, sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e detenzione illegale di stupefacenti, e probabilmente anche di traffico di armi dall’Ucraina all’Italia.
Al momento del suo arresto la Gordiichuk fu considerata come facente parte di una banda ben organizzata che imponeva il pizzo agli autisti dei pullman che facevano la spola con la nazione dell’Est Europa. Autisti che venivano fermati in due posti fissi, in piazza d’Armi a Lamezia Terme e nei pressi di un noto hotel a Catanzaro, come una sorta di “posto di dogana”, definito così dagli inquirenti, dove doveva essere pagata una tangente variabile tra i cento e i duecento euro.
La Gordiichuk, dopo qualche anno dal suo arresto, probabilmente stimolata dalla decisione del suo compagno di diventare “un pentito”, ha scelto di collaborare con la giustizia svelando ciò che è a sua conoscenza sulla organizzazione criminale denominata “cosca Iannazzo”. I suoi verbali sono finiti tra gli atti giudiziari dell’ultima operazione della Dda di Catanzaro, chiamata in codice “Andromeda” . Famiglia Iannazzo con la quale la Gordiichuk, come ha riferito nel verbale del 27 gennaio del 2014, alla presenza del sostituto procuratore Elio Romano, non ha
“mai avuto contatti diretti con appartenenti a questa famiglia”, ma rispondendo alle domande degli inquirenti la donna ha riferito di essere “a conoscenza dell’esistenza di questo gruppo criminale, solo per quello che mi è stato raccontato da Matteo che è il mio convivente”. Pur non avendo rapporti, la Gordiichuk ricorda che “nel 2010 per conto di Pietro e Vincenzino Iannazzo ho accompagnato Matteo a Mileto a prendere delle armi, ed inoltre per la vicenda legata alle estorsioni dei pullman ucraini”. Matteo è Matteo Vescio, anche lui finito nella famosa operazione On the road e diventato, poi, collaboratore di giustizia. Quel famoso collaboratore che agli investigatori riferì che aveva appreso che la cosa Iannazzo, “voleva far saltare la casa del Giudice Murone in quanto aveva messo le mani dove non doveva metterle”. Questa confidenza gli fu fatta da una persona nel novembre del 2010”. Notizia che poi si rivelò una “bufala” in quanto l’attentato che, secondo il pentito era previsto per il natale del 2010, né venne attuato, nè il magistrato è stato sottoposto a speciali misure di sicurezza. La rivelazione del Vescio è finta negli atti processuali, cosi come le dichiarazioni della compagna che ha appreso notizie sulla famiglia “Iannazzo”, solo attraverso le confidenza del compagno che seguiva anche quando doveva comprare delle armi. Nel verbale del 27 gennaio 2014 , infatti, agli inquirenti la donna ha raccontato: “nel mese di novembre del 2010 accompagnai Matteo presso l’abitazione di Benito, dove incontrammo oltre a lui anche la madre ed un giovane a nome Rocco”. Questi soggetti, spiegò “già li conoscevo poiché mi erano stati, in precedenza, presentati da Matteo e che erano persone da lui frequentate; in quella abitazione notai la madre di Benito e Rocco portare due valigette di colore nero per ciascuno nelle mani. Nelle custodie erano contenute delle pistole; dico ciò in quanto Matteo alla consegna delle valigette le ha aperte per verificare il contenuto ed ho notato che all’interno vi erano custodite delle pistole; dopo aver verificato il contenuto Matteo dava a Rocco 6000 euro che gli erano stati consegnati” da appartenenti alla cosca Iannazzo. Armi che poi Matteo avrebbe consegnato ad un assicuratore. La Gordiichuk, ha, inoltre, riferito che “più volte chiesi a Matteo di abbandonare quelle frequentazioni e lui mi rispondeva di non poterlo fare in quanto era costretto ad andare avanti, che io non potevo capire tutta l’organizzazione”. Dagli investigatori le dichiarazioni dell’ ucraina vengono attualmente considerate attendibili.