Operazione “lex genucia”: Cassazione conferma sentenza condanna

operazione-lexLamezia Terme – La Corte di cassazione ha confermato conferma la sentenza d’appello, nell’ambito della cosiddetta operazione “Lex Genucia”.  Infatti la suprema corte lo scorso 325 settembre  si è pronunciata sui ricorsi presentati dai difensori degli imputati coinvolti nell’operazione, avverso le condanne inflitte in primo grado dal Tribunale penale di Lamezia Terme ed in secondo grado dalla Corte d’Appello di Catanzaro.
A ricorrere in Cassazione sono stati: Adriano Sesto, Fabio Zubba, Ferdinando Greco, Francesco Greco, Vincenzino Lo Scavo e Francesco Pullia, avverso alla sentenza della Corte d’Appello che aveva sostanzialmente confermato la sentenza di primo grado, riconoscendo gli imputati tutti colpevoli dei reati loro ascritti (fatta eccezione per Adriano Sesto per il quale era venuta meno solo l’imputazione di estorsione), riformulando così le pene:
Francesco Pullia: 4 anni di reclusione e 10.000 euro di multa.
Adriano Sesto: 3 anni e 4 mesi di reclusione e 8.000 euro di multa;
Fabio Zubba: 2 anni di reclusione ed 4.000 euro di multa;
Ferdinando Greco: 2 anni di reclusione e 4.000 euro di multa;
Vincenzino Lo Scavo: un anno di reclusione e 10.000 euro di multa;
Francesco Greco: 4 anni e due mesi di reclusione e 10.000 euro di multa.
Inoltre, tutti gli imputati erano stati condannati al risarcimento delle spese alla persona offesa e la stessa Corte d’Appello, nei confronti di Adriano Sesto e Ferdinando Greco aveva decretato la confisca dei beni precedentemente sequestrati dalle fiamme gialle ex art. 12 sxies l. 356/92 per un valore complessivo di oltre 1.500.000 euro.
Ora, quindi tutte le pene e le confische sancite diventano esecutive.
gruppo-lex-genuciaL’operazione “Lex Genucia” diretta magistralmente dal sostistuto  procuratore  Maria Alessandra Ruberto (ora sostituto Procuratore Generale) e  condotta dal Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, all’epoca dei fatti al comando del Tenente Colonnello Maurizio Pellegrino, nel novembre del 2011 porto’ in carcere dieci persone, ritenute a vario titolo responsabili dei reati di usura, estorsione ed esercizio abusivo del credito ed altre due furono indagate a piede libero per il reato di favoreggiamento. Le manette scattarono su ordinanza emessa dal GIP del Tribunale di Lamezia Terme su richiesta del sostituto procuratore Maria Alessandra Ruberto, ai polsi delle predette persone e di  Bruno Gagliardi  cl. 74, il quale aveva già patteggiato la pena in precedenza (ora ristretto nell’ambito dell’operazione “Andromeda”), di Bruno Cimino, Giuseppe De Fazio e Teresa Ferrise; per questi ultimi pende ancora il giudizio in dibattimento. Furono invece denunciati a piede libero per favoreggiamento Armando Mazzei e Domenico Palmieri ed anche per loro il giudizio dibattimentale non si è ancora concluso.
Inoltre, nell’ambito dell’operazione “Lex Genucia”, il Nucleo Mobile della Guardia di Finanza che aveva eseguito le attività investigative, diretto dal Brigadiere Vito Margiotta, aveva anche sequestrato quei beni mobili ed immobili per oltre un milione di euro, oggi sottoposti a confisca, nei confronti di Sesto Adriano e Greco Ferdinando, poiché erano stati forniti alla Procura inquirente importanti elementi di prova dai quali emergeva la sperequazione esistente tra i beni posseduti e le dichiarazioni reddituali degli imputati, beni che, secondo la tesi delle fiamme gialle oggi confermata dalla Cassazione, erano stati realizzati con proventi di attivita’ illecite. Non hanno trovato accoglimento, al riguardo, le perizie di noti professionisti con le quali le difese hanno tentato di demolire gli accertamenti patrimoniali del Nucleo Mobile della Guardia di Finanza.