Processo Perseo: difesa, per Scaramuzzino chiesta pena terrificante

udienza-perseo021215-di Stefania Cugnetto
Lamezia Terme – Discussa questa mattina una delle posizioni più attese del processo Perseo. Al centro dell’udienza odierna in aula Garofalo, infatti, la posizione dell’imputato Giovanni Scaramuzzino, definito dagli inquirenti e dai collaboratori di giustizia “professionista a disposizione della cosca”, quindi rappresentante della cosiddetta “zona grigia”. L’avvocato Giovanni Scaramuzzino, per il quale il pubblico ministero, Elio Romano,  ha chiesto 12 anni di reclusione, è accusato di concorso in associazione mafiosa, ed in particolare su due vicende, la partecipazione alla truffe assicurative e i perseo-02-12-15cosiddetti incontri elettorali. I due difensori dell’imputato, l’avvocato Francesco Siracusano e Francesco Gambardella, hanno analizzato le vicende che vedono protagonista il loro assistito. I due difensori non hanno assolutamente condiviso la richiesta di pena avanzata dal pubblico ministero, definita dall’avvocato Gambardella “terrificante”, mentre l’avvocato Siracusano ha affermato di “provare imbarazzo di fronte a questa richiesta di pena”. Due le vicende prese in esame, le truffe assicurative e i presunti incontri elettorali avvenuti nello studio di Scaramuzzino, descritto come “intermediario” tra la cosca e il senatore Pietro Aiello. Per i due difensori, Scaramuzzino non ha mai partecipato siracusano021215alle truffe assicurative, “Scaramuzzino seguiva le pratiche che Franco Trovato gli dava – ha spiegato Siracusano – era il suo avvocato di fiducia, nessuno si è mai chiesto se lui sapesse se i sinistri fossero reali o simulati”. Secondo l’avvocato, inoltre, mancherebbero le prove della partecipazione di Scaramuzzino alle truffe assicurative, “non ci sono assegni, né contatti con l’assicurazione”. Le uniche prove sarebbero le dichiarazioni dei collaboratori, e sulla loro attendibilità ha avanzato molti dubbi l’avvocato Gambardella, “oggi è toccato a Scaramuzzino, domani toccherà a qualcun altro, non ci si può affidare solo alle parole dei collaboratori”. L’avvocato, gambardella021215rivolgendosi al collegio, ha tuonato, “non bisogna avere paura di scrivere una sentenza in cui si dice che Angelo Torcasio ha detto delle falsità su Scaramuzzino o che le versioni di Saverio Cappello e Giuseppe Giampà non coincidono, quindi non sono attendibili”. Sui presunti incontri elettorali, l’avvocato Siracusano ha posto più volte la medesima domanda, “quali benefici per la cosca , quali per Scaramuzzino?”. Secondo il difensore, infatti, nessuno avrebbe tratto vantaggio da questi presunti incontri elettorali, “Aiello prese meno voti delle consultazioni precedenti, la cosca non chiese niente in cambio, quindi Scaramuzzino fallì il suo ruolo di intermediario”. Entrambi difensori hanno sottolineato al tribunale la sentenza di assoluzione del senatore Aiello, “quindi – ha affermato Siracusano – rimane Scaramuzzino l’unico accusato di questa vicenda”. Gli avvocati Siracusano e Gambardella hanno chiesto, infine, l’assoluzione per Giovanni Scaramuzzino perché “i fatti non costituiscono reato”.
arcuri021215E’ toccato poi all’avvocato Arcuri discutere la posizione di Giuseppe Grutteria. Un’arringa tesa ad evidenziare l’estraneità del Grutteria dalla cosca Giampà. Per il difensore, il suo assistito non può essere condannato finché non si darà una risposta precisa alla domanda, “cosa ha fatto Grutteria per la cosca, quale apporto all’associazione?”.
Sull’estraneità alla cosca si è concentrato anche l’avvocato lomonaco021215Antonio Lomonaco sulla posizione di Antonio Donato, per il quale sono stati richiesti 14 anni di reclusione. Secondo l’avvocato Lomonaco, Donato non “c’entra niente con la consorteria mafiosa Giampà”, il difensore ha affermato con chiarezza,”se il mio cliente era dedito a ricettazione lo faceva per il proprio tornaconto, non sapeva cosa facesse la cosca né lo voleva sapere”.
Ha chiuso l’udienza odierna la discussione finale dell’avvocato Larussa, intervenuto sulla posizione di Pino Scalise. L’imputato, per il quale sono stati chiesti 10 anni e 8 mesi di reclusione, è larussa021215accusato di estorsione ai danni degli imprenditori Petrone. Secondo il difensore, Pino Scalise, proprietario di una ditta per il movimento terra, non avrebbe commesso alcuna estorsione. “Scalise lavorava da anni con gli imprenditori Petrone – ha affermato Larussa – non avrebbe avuto senso”.
Si tornerà in aula tra due giorni per le arringhe conclusive di altri difensori.