Processo Chimera: prevista per il due maggio la sentenza

aula-bunkerchimeraLamezia Terme – Si avvia a conclusione il processo “Chimera”. Oggi si è tenuta la penultima udienza del procedimento che si sta celebrando nelle forme del rito abbreviato presso il Giudice dell’Udienza Preliminare presso il Tribunale di Catanzaro, incaricato per la trattazione del processo.
La sentenza è prevista per il prossimo due maggio. Ed in attesa dell’ordinanza oggi davanti al Gup, Antonio Battaglia, si è registrato l’ultimo intervento difensivo. A discutere è stato l’avvocato Antonio Larussa che ha, infatti, terminato le sue arringhe difensive completando la discussione per il suo assistito Ottorino Rainieri.
Il difensore ha contestato “la credibilità dei collaboratori” in relazione alla partecipazione del Rainieri alla consorteria di Cerra-Torcasio-Gualtieri, evidenziando alcune contraddizioni tra le dichiarazioni collaborative.
Inoltre ha evidenziato alcuni profili di inutilizzabilità di elementi probatori con riferimento ai reati estorsivi allo stesso contestati, chiedendo, infine, l’assoluzione o quantomeno l’esclusione dell’aggravante della mafiosità.
Al termine della discussione l’udienza è stata aggiornata al 2 maggio 2016 per la lettura del dispositivo. In quella data conoscere le decisioni del giudice dell’udienza preliminare che dovrà pronunciarsi sulle richiesta di condanna richieste dal pubblico ministero che ha chiesto che gli imputati vengano tutti condannati. Dei 44 indagati nella maxi operazione, che ha delineato l’organigramma della consorteria di Capizzaglie, 35 hanno scelto il rito abbreviato. L’operazione Chimera ha portato in due diverse fasi alla cattura di capi e gregari del clan Torcasio-Cerra-Gualtieri. Le condanne che il pubblico ministero chiese vanno da un massimo di 16 e 14 anni, tra gli altri, per Nino Cerra, indicato come il capo storico della ‘ndrina dei Cerra, ad un minimo di 2 anni. Una multa salatissima per l’imputato Nicola Gualtieri , per il quale venne chiesta, oltre che la pena più alta formulata, cioè 16 anni di reclusione, la cifra di 120.000 euro da pagare alla collettività.