Caso Vergori, tribunale Lamezia emette sentenza, condanne e assoluzioni

Lamezia Terme – Dopo quasi 9 anni dalla morte di Antonella Vergori sul lungomare di Falerna è stata pronunciata la sentenza di primo grado nei confronti di medici e infermieri che intervennero sui luoghi in cui la ragazza fu colta da malore. All’udienza di ieri, dopo l’ampia ed articolata requisitoria del pubblico ministero Luigi Maffia, sono intervenuti i difensori dei familiari della ragazza costituiti parte civile, Avvocato Ortensio Mendicino e Leopoldo Marchese, nonché i difensori degli imputati Avvocati Aldo Ferraro, Domenico Folino, Francesco Stella, Giuseppe Alvaro, Giuseppe Pugliese e Bruno Canino, cui è seguita la lettura della sentenza alle ore 22:00 circa dopo oltre 3 ore di camera di consiglio. Il Tribunale di Lamezia Terme, in persona del Giudice Francesco Aragona, ha sostanzialmente confermato l’ipotesi accusatoria secondo cui la morte della ragazza fu provocata dal malfunzionamento del defibrillatore in dotazione all’ambulanza del 118 di Falerna che intervenne sul posto dopo che Antonella Vergori fu colta da malore in una calda sera d’estate del 2008, dispositivo che se solo avesse funzionato correttamente avrebbe potuto salvarle la vita. Per il reato di omicidio colposo sono stati quindi condannati Maurizio Rocca (con l’Avvocato Bruno Canino) alla pena di anni 1 di reclusione per essere stato, all’epoca dei fatti, il Direttore Sanitario; Napoleone Stella (difeso dall’Avvocato Francesco Stella) alla pena di mesi 8 di reclusione, per avere fatto parte dell’equipaggio dell’ambulanza intervenuta sul posto in qualità di infermiere; e Francesco Rotolo (difeso dall’Avvocato Giuseppe Alvaro) alla pena di anni 1 e mesi 6 di reclusione, per avere rigenerato la batteria del defibrillatore in dotazione al PET di Falerna anziché provvedere alla sua sostituzione. Rotolo è stato altresì condannato alla pena di mesi 6 di reclusione ed €. 400,00 di multa per il reato di truffa perché avrebbe fatto sottoscrivere ad un dipendente del Comune di Falerna (senza alcuna competenza a farlo) un certificato di collaudo del defibrillatore la cui batteria era stata solo rigenerata e non sostituita, facendo fittiziamente apparire come intervenuto il richiesto collaudo in realtà mai eseguito sullo strumento elettromedicale in riparazione. I 3 sono stati inoltre condannati, in solido con l’ASP di Catanzaro, al risarcimento dei danni procurati alle parti civili Giuseppe Roberto Vergori e Michelina Mastroianni, in proprio e quali genitori esercenti la responsabilità genitoriale sul minore Fabio (difesi dagli Avvocati Ortensio Mendicino e Leopoldo Marchese), da liquidarsi in separata sede con una provvisionale di €. 60.000,00 per i genitori, e di €. 25.000,00 per il fratello di Antonella Vergori, nonché al pagamento delle spese processuali.
Il Tribunale ha invece assolto per non avere commesso il fatto gli infermieri Marisa Gigliotti (difesa dagli Avv. Antonella Pagliuso e Aldo Ferraro), Concetta Galeano, Franca Aracri (con l’Avv. Anna Muraca), Carlo Cuda (con l’Avv. Domenico Folino), e il Dott. Stefano Fucile (con l’Avv. Giuseppe Pugliese), dal reato di omicidio colposo, e perché il fatto non sussiste dal reato di omesso controllo sul funzionamento del defibrillatore, essendo emerso che i malfunzionamenti di quel dispositivo erano stati sistematicamente segnalati dagli infermieri che lavoravano al 118 di Falerna alla struttura sanitaria di appartenenza, il cui Direttore Sanitario è stato oggi condannato per la scorretta gestione di esso, e quindi per la morte di Antonella Vergori.