Lamezia Terme – Pasqua e Pasquetta trascorsi in strada, come ulteriore forma di protesta. E’ quello che accade a Lamezia Terme con alcune decine di immigrati che stanno presidiando la strada nei pressi del Commissariato di Lamezia Terme, da venerdì scorso. Gli immigrati, ospiti della cooperativa “Malgrado Tutto”, lamentano i ritardi e le lungaggini burocratiche per il riconoscimento dello status di rifugiato politico.
Il presidio sta continuando a creare notevoli disagi alla circolazione stradale. Secondo quanto si apprende rispetto allo status di rifugiati, i migranti hanno gia’ presentato domanda che e’ stata respinta perche’ non sarebbe stata suffragata dalle condizioni necessarie per l’accoglimento. Gli stessi migranti hanno, quindi, proposto appello e si attende una decisione dei giudici che, ovviamente, non puo’ arrivare in tempi brevissimi visto il numero di domande. I migranti che stanno protestando sono in gran parte originari di paesi come Bangladesh e Mali, dove non ci sono problemi di guerre in corso e dove il problema della crisi sociale non puo’ essere motivo per essere riconosciuti rifugiati politici.
E sulla protesta interviene Il Collettivo Autonomo Altra Lamezia, che ha inviato una nota che pubblichiamo integralmente: “si fa sempre più determinata la lotta dei migranti del centro di accoglienza “Malgrado tutto” di Lamezia. Dopo aver raggiunto il commissariato di polizia in corteo, venerdì mattina hanno attuato un blocco stradale su Via Perugini costringendo le forze dell’ordine a deviare il traffico su altre strade. I migranti provengono per la maggior parte dal Mali e dal Bangladesh, hanno fatto richiesta per ottenere lo status di rifugiati politici ma con esito negativo. Sono scesi in strada proprio per i ritardi degli esiti dei ricorsi presentati, ma anche per le cattive condizione in cui vivono nel centro. Uno dei problemi principali è infatti la quasi totale assenza di assistenza legale. Alcuni ragazzi hanno in mano delle cartelle contenenti i propri documenti, ce li mostrano, ci sono i rifiuti delle richieste di protezione internazionale. Spesso la causa è la carenza di motivazione della richiesta stessa. Si capisce subito che una diversa assistenza legale avrebbe potuto portare ad un esito diverso. Ma non è solo l’assistenza legale ad essere carente.
Il sistema di accoglienza prevede infatti che ai migranti presenti nei centri si insegni l’italiano proprio per favorirne l’inclusione, ma tra tutti i manifestati diventa difficile trovare un solo ragazzo che parli bene la nostra lingua. Altro punto dolente sono i tempi della permanenza. Un ragazzo ci racconta di essere in attesa di protezione da tre anni, mentre la media della permanenza all’interno del centro non va sotto l’anno e mezzo. Non hanno mai ricevuto un documento di identità e non godono di assistenza sanitaria.
08Ci raccontano anche dei lavori di gestione del verde pubblico effettuati in questi mesi sotto la promessa di 10 euro al giorno, dalle 7 di mattina alle 6 di sera, senza alcuna sicurezza e tutela sanitaria. Del resto tutti conosciamo l’operato della Malgrado Tutto che per tanti anni ha gesto un CPT, divenuto CIE, considerato da tutti i rapporti delle associazioni per i diritti umani come il peggiore d’Italia e proprio per questo chiuso, teatro di suicidi e atti di autolesionismo, convertito in centro di accoglienza straordinario appena fiutato l’affare economico che l’emergenza Nord Africa consentiva di fare. Per questo i migranti non sono più intenzionati a rientrare nel centro e hanno deciso di rimanere in presidio fino a martedì, giorno dell’incontro con le autorità alle quali esporranno tutte le ragioni della protesta. Intanto, nell’indifferenza del mondo associativo e del volontariato, probabilmente troppo impegnato nelle ricorrenze pasquali, la lotta dei migranti prosegue”.