Carcere Lamezia : Sappe la chiusura “un’operazione scellerata”

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Lamezia Terme – “La notizia della definitiva chiusura del carcere di Lamezia Terme, sembra togliere ogni speranza, ai colleghi della polizia penitenziaria, di poter tornare a svolgere la propria attività lavorativa in quella struttura, dove per tanti anni hanno profuso impegno, dedizione e sacrifici”. Lo affermano in una nota congiunta Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) e Damiano Bellucci, segretario regionale, per i quali “sembrano ormai lontani i tempi in cui denunciavamo che quello di Lamezia era il carcere più sovraffollato d’Italia, quando, a seguito di quelle denunce, nessuno si preoccupava di assumere provvedimenti e correttivi adeguati. Ci ha pensato, invece, nella maniera più errata – aggiungono – che si potesse fare, l’attuale provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, le cui iniziative, forse perché divideva il proprio tempo lavorativo tra la Calabria e la Basilicata, spesso passavano inosservate”. Per i due rappresentanti del Sappe “infatti, l’attuale provveditore regionale, in missione a Catanzaro, perché la sua sede è a Potenza, ha prima svuotato il carcere di Lamezia, sollecitando provvedimento deflattivi, per poi chiuderlo con un vero e proprio blitz, senza avvisare nessuno”. Per Durante e Bellocci “la chiusura del carcere di Lamezia costituisce un’operazione scellerata, considerato anche che il ministro di allora aveva deciso di salvare il tribunale. Ora c’è il tribunale e non c’è il carcere, mentre a Rossano è stato chiuso il tribunale e invece c’è il carcere: due strutture che dovrebbero coesistere sullo stesso territorio”. Ed inoltre “la chiusura del carcere di Lamezia costituisce la punta dell’eisberg del fallimento gestionale in Calabria, dove, l’amministrazione regionale, ha accumulato una serie di inefficienze da fare paura, a cominciare dalle circa 10.000 giornate di congedo arretrato accumulate negli anni nel carcere di Palmi e mai smaltite. Nessuna iniziativa concreta è stata messa in atto dal vertice regionale, nonostante i tanti solleciti fatti dal Sappe”. I due rappresentanti del Sappe ricondano che “per quanto riguarda la struttura penitenziaria di Crotone, da tempo chiusa per l’effettuazione di lavori di ristrutturazione, già lo scorso anno il Provveditore aveva annunciato che sarebbe stata riaperta a breve, mentre poco tempo fa ha invece riferito pubblicamente che sarebbero stati necessari ancora mesi per la riapertura; adesso sembra che la riattivazione sia imminente. Chi può darci certezze? Intanto, il personale di polizia penitenziaria di quella struttura continua ad essere impiegato in estenuanti servizi di missione negli istituti di Reggio Calabria e di Palmi”. Ed inoltre per Durante e Bellocci, “la ridistribuzione del personale in ambito regionale e la determinazione delle nuove piante organiche, probabilmente solo finalizzata a recuperare unità per il nuovo istituto di Arghillà a Reggio Calabria, ha determinato consistenti riduzioni di personale in molte strutture della regione come a Vibo, a Cosenza ed a Crotone; non ha previsto adeguate piante organiche negli altri istituti, neanche a Catanzaro, dove è stato attivato il nuovo padiglione detentivo e non ha risolto il problema di Arghillà, atteso che ancora oggi si deve fare ricorso al personale dell’istituto Panzera della stessa città”. Ed “addirittura per la casa reclusione di Rossano sono state previste nella pianta organica solo due unità di Polizia Penitenziaria femminile. Molti automezzi del Corpo sono fermi perché non si riesce ad effettuare la manutenzione. Tutto questo induce il Sappe “solo a sperare che il nuovo capo del Dipartimento proceda al più presto a revocare l’incarico di missione in Calabria all’attuale provveditore, inviando in regione, in pianta stabile, un dirigente generale che voglia e sappia farsi carico dei tanti problemi che ci sono”.