– di Claudia Strangis
Lamezia Terme – La domanda che si erano posti in molti dopo l’annuncio dei 5000 posti di lavoro del candidato a sindaco Pasqualino Ruberto, ha trovato risposta durante la conferenza stampa indetta stamane dall’aspirante primo cittadino. Ruberto, infatti, ha voluto spiegare ai giornalisti prima che alla cittadinanza nell’incontro di stasera, quale sia il progetto che gli permetterebbe la creazione dei posti di lavoro come aveva annunciato nei giorni scorsi, annuncio che aveva suscitato molti scetticismi. Esordendo con “si bada più alle polemiche che alla progettualità”, Ruberto ha illustrato punto per punto quello che definisce “un sistema economico virtuoso sul territorio lametino” che, ha chiarito, “non è di sua invenzione” ma sfrutterebbe strumenti già utilizzati in altri territori con successo, e che “chi ha amministrato finora non ha utilizzato perché li disconosce”. I famosi cinquemila posti di lavoro, come ha chiarito prontamente il candidato, non sarebbero a carico dell’amministrazione futura, ma frutto di “un patto sociale per lo sviluppo della città e l’avviamento di progetti di finanza”, il tutto condito da una repentina tempistica “fondamentale – ha specificato – quanto la progettualità”. Per quanto riguarda il primo punto, Ruberto propone di “mettere intorno ad un tavolo parti sociali come sindacati, associazioni di categoria e amministrazione per sottoscrivere ed interpretare un patto sociale economico per la città, affinché si creino migliorie, – ha specificato – annullando le distorsioni, creando uno sviluppo e un aumento occupazionale nelle aree predisposte”. Annullamento che permetta meccanismi certi di concorrenza leale tra le imprese “costruendo un sistema dove la concorrenza non viene drogata – ha spiegato Ruberto – da imprenditoria illegale e da manodopera in nero, avviando un patto per l’emersione del lavoro nero e grigio, puntando sulla sicurezza sul lavoro – ha aggiunto poi – la creazione di due sportelli per le start up di impresa, lo sfruttamento dei fondi por, e gli ausili alle imprese esistenti con i fondi di garanzia, e un monitoraggio in sinergia con la Prefettura per la tutela piena degli imprenditori per evitare infiltrazioni nelle attività”. Un modello che già ha avuto riscontri positivi in Emilia Romagna e a Catania e che permetterebbe, secondo le sue previsioni, la produzione di 3mila posti di lavoro ogni 100mila abitanti. Altro punto toccato dal candidato è stato quello dell’edilizia “che a Lamezia ha perso il 73% di produttività, sia per la crisi, – ha specificato – ma anche per colpa della macchina amministrativa e della lentezza burocratica”. La proposta di Ruberto è quella di avviare una fase sperimentale con un nuovo Psc con un regolamento lineare, “dando al mondo delle professioni la fase autorizzativa e lasciare al comune solo quella del controllo”, con investimenti da 100/150milioni di euro per un indotto da 700 dipendenti. Guardando al piano di rientro decennale del Comune, che impedisce quasi totalmente di contrarre mutui per opere pubbliche, Ruberto propone di avviare i “projects financing”, puntando, innanzitutto, “alla costruzione di un porto turistico affinché il maggiore sviluppo possa partire da una giusta e repentina utilizzazione della nostra costa”, un porto turistico da 600 posti barca, con una ipotetica occupazione di 200 dipendenti. Secondo step, i parcheggi nel centro città “con un importante ritorno di gestione” e terzo, l’area industriale “con Asi e Lamezia Europa che devono agire di concerto con l’amministrazione comunale”. Ruberto ha parlato anche di “lavorare sul distretto del benessere, da collegare alla zona portuale e all’area termale con la riorganizzazione dell’area spiaggia”, migliorando il sistema ricettivo anche nell’aree interne, con la riqualificazione dei centri storici, gli alberghi diffusi e il centro commerciale all’aperto, e ottimizzando il sistema parchi e ambiente, “con una gestione dei parchi da rendere fruibile ai cittadini con ricadute occupazionali”, i collegamenti anche con l’area del porto di Gioia Tauro, e la filiera agroalimentare. Ruberto ha spiegato che si tratta di “abbattere le barriere che hanno ostacolato lo sviluppo” e che “non si parla di regalare posti di lavoro né di alchimie tecniche gestionali per la propaganda elettorale”, quanto piuttosto di “utilizzare un progetto di sviluppo in un sistema economico armonico organizzato”.