Lamezia Terme – Il tribunale di Lamezia non è stato chiuso per l’intervento di Speranza? E’ un altro interrogativo che in molti si stanno ponendo in questo ore dopo l’ultima rivelazione “mediatica” del primo cittadino di Lamezia che a pochi giorni dalla scadenza del suo mandato sale ancora sul “banco dei testimoni” per raccontare di fronte alla corte la sua verità sulla non chiusura del Tribunale che non sarebbe stato chiuso grazie alle assicurazione che gli avrebbe dato l’allora sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, Antonio Catricalà, il quale gli avrebbe detto che il palazzo di giustizia sarebbe “sopravvissuto” e grazie all’incontro con Speranza. Ma a smentire questa fantasiosa verità oggi è intervenuta l’onorevole Ida d’Ippolito che appunto con riferimento alle dichiarazioni del sindaco uscente, Gianni Speranza, per “amore di verità” è stata costretta a “di dissentire”, ribadendo la sua assoluta estraneità “ad ogni volontà polemica”.
Ecco cosa racconta la d’Ippolito: “la sofferta vicenda del Tribunale di Lamezia vide coinvolti, con intenti e spirito unitari, cittadini, magistrati, istituzioni, in una sinergica battaglia a difesa di un importante presidio di legalità, ma anche di funzionalità giuridica territoriale. Assegnare il merito di quella vittoria ad un solo calabrese, sia pure illustre ed autorevole, risulta per un verso ingeneroso verso quanti ci misero la faccia e si prodigarono nei limiti ad ognuno consentiti; per un altro, lontano da una verità storica facilmente riscontrabile attraverso formali atti parlamentari, perciò stesso consacrati e inoppugnabili. Ricordo a chi l’avesse dimenticato, che altri Tribunali calabresi, che pure mobilitarono politici e masse, furono soppressi.
Sicché, per ristabilire la verità occorre anzitutto ricordare che, per quello di Lamezia, c’erano ragioni oggettive che consentirono di fronteggiare una decisione, comunque negativamente orientata. Quale componente dell’ufficio di Presidenza della Commissione Giustizia, competente per materia sulla questione, feci tutto il mio dovere di parlamentare lametino, condividendolo con colleghi anche di altre province e diverso schieramento, nonostante cadute di stile locali di chi inseguiva già altri obiettivi, come spesso, ahimè, accade. Mi piace perciò dire e ricordare, oggi più di ieri senza timore di essere fraintesa, che la “salvezza del Tribunale di Lamezia” fu il risultato di più sinergie e certo anche una vittoria della Buona Politica lametina che seppe evidenziare l’errore di un’eventuale soppressione e difese fino all’ultimo le ragioni del mantenimento. Infine affermare che il Ministro Severino fu sensibile solo alle parole dell’amico Antonio Catricalà significa non solo fare torto proprio al Ministro ed al rispetto dalla stessa sempre manifestato al Parlamento, ma anche negare per la contingenza elettorale, il protagonismo di chi doveva e poteva, solo nelle sedi opportune, fare il suo lavoro: i parlamentari lametini di destra e di sinistra”.