Peculato: Panedigrano, rimborsopoli alla ‘nduia

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Lamezia Terme – Rimborsopoli il terremoto giudiziario che  ha travolto la Regione Calabria con le contestazioni per i rimborsi gonfiati non poteva non attirare l’attenzione di Nicolino Panedigrano, avvocato lametino, presidente del Comitato Salviamo la sanità del lametino, ed esponete politico dell’area di centro sinistra, che propone una sua riflessione che pubblichiamo integralmente:
“Come un fiume carsico (ma fatto di champagne) l’infezione della rimborsopoli regionale ha invaso sotterraneamente tutta l’Italia. Dalle Alpi a Lampedusa, dal Flumendosa al Reno (emiliano). E’ emersa a ondate qua e là. Ed ora è riaffiorata come rimborsopoli alla ‘nduia.
Destra, sinistra, centro. Non si salva nessuno. Dai tre antichi vessilli di Mani Pulite, ai biscazzieri berlusconiani. Dai crociati al carro dei book fotografici, alle spesucce “non conferenti” di qualche democratico della porta accanto.
Il Presidente Oliverio aveva promesso un taglio netto e un cambiamento radicale. E’ stato votato, anche da chi scrive, perché appariva scaltro, onesto e competente. Bisogna francamente ammettere che sulla scaltrezza ci siamo tutti sbagliati. E’ grave che tre su tre degli assessori della sua mini giunta e chi lui ha scelto od accettato come Presidente del Consiglio Regionale siano a vario grado coinvolti nell’inchiesta.
Per carità, tutti innocenti sino a prova contraria. Ma la mossa di contornarsi interamente di gente sottoposta ad indagine per rimborsopoli non ci pare una gran furbata. E non può essere di certo interpretata come quel segnale di cambiamento che i calabresi da lui ci aspettavamo. Così come in precedenza un segnale di svolta non era stata la mossa di nominare assessore un soggetto seppur semplicemente citato in indagini per voto di scambio mafioso e che lui ha per di più strenuamente difeso fino a qualche giorno fa, anche dinanzi alla Commissione Antimafia.
Quello che manca al popolo italiano e calabrese è il senso del pudore. Senza invocare la morale calvinista, non si comprende perché, mentre da altre parti del mondo basta aver copiato dei passi della tesi di laurea per dover rinunciare alla poltrona di Ministro, da noi chi sa di essere pur sempre a rischio perché sottoposto ad indagini debba pretendere, imporre ed ottenere di essere nominato agli scranni più alti del consesso regionale.
Adesso il Presidente Oliverio ci ripromette faville. Come già detto, da altre parti del mondo e noi d’impulso ci aspetteremmo catartiche dimissioni. Ma se l’andazzo sarà il solito, non ci resta che sperare di non esserci sbagliati almeno sulla sua onestà e competenza e approfittarne per dargli, da elettori, qualche consiglio.
Ricordi per primo che la moglie di Cesare non solo deve essere, ma onesta deve anche apparire. E al tempo stesso con la prossima giunta non cerchi di incantarci fermandosi alle apparenze. Non basteranno le nomee di legalità ed antimafia che alcuni in questi anni si sono fabbricati. I calabresi pretenderanno nomi e persone da poter giudicare anche dai risultati che nella loro vita politica, amministrativa e professionale hanno in concreto ottenuto”.
Nicolino Panedigrano