Lamezia Terme – “Lamezia Terme va in fumo, ammantata dalla nebbia dell’indifferenza politico-istituzionale. I campi rom lavorano a pieno regime come autentici inceneritori. Non è razzismo, non è xenofobia. La convivenza non si esplica soltanto nell’interazione tra uomini, ma riguarda anche il rapporto tra l’uomo e l’ambiente. Nell’isola nera di Scordovillo regna l’anarchia! Se l’intera area fosse incapsulata in un involucro isolante probabilmente guaderemmo a questa realtà come stranieri che assistono a insoliti riti di una bizzarra comunità, ma non è così. E nel processo osmotico della convivenza siamo tutti costretti a respirare la stessa aria. Insalubre, malsana, soffocante”. Lo afferma in una nota Katia Cairo che “dall’alba al tramonto – commenta – nuvoloni neri lambiscono la città e scende una nebbia carica di ceneri. La situazione è insostenibile: non vogliamo – aggiunge – più sottoporci a queste inalazioni. E’ impossibile aprire le finestre, stendere la biancheria, persino respirare in alcuni momenti della giornata. Ci sono problemi immediati, contingenti, e ci sono poi quelle terribili ricadute a lungo termine, rappresentate dall’inquinamento: i tumori. Nell’area circostante a Scordovillo sono inoltre dislocati ospedale e scuole. E’ così che si pensa al futuro delle giovani generazioni? E’ così che si tutela la salute dei cittadini?” Per la Cairo, “accendere fuochi per bruciare rifiuti è un reato” e si domanda “perché i vigili e le istituzioni preposte non intervengono? Abbiamo forse delle “zone franche” in città di cui non siamo stati informati? Il censimento dei rom va bene, ma a questo punto potremmo farne uno anche sull’incidenza dei tumori nelle aree – conclude – circostanti …. L’ambiente va salvaguardato e anche il diritto alla salute, altrimenti sarebbero vane anche la recenti manifestazioni contro le centrali a biomasse. L’area di Scordovillo va bonificata: domani è già oggi”.