Operazione boomerang: Giovanni Roberto agli arresti domiciliari

boomerang0110Lamezia Terme – Dopo due mesi di carcere Giovanni Roberto tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “boomerang” torna a casa. Infatti, il Tribunale della Libertà di Catanzaro in parziale accoglimento della richiesta di riesame avanzata dalla difesa dell’indagato rappresentata dagli Avvocati Gianluca Careri e Antonio Larussa gli ha concesso gli arresti domiciliari. Roberto fu tratto in arresto lo scorso 28 luglio in forza di un’ordinanza di custodia cautelare emessa in via provvisoria ed urgente dal Giudice delle indagini preliminari di Lamezia Terme che contestualmente si dichiarava funzionalmente incompetente trasmettendo nel contempo gli atti al collega di Catanzaro che in data 14.08.2015 rinnovava l’ordinanza e con essa la misura custodiale in carcere. Oggi il Tribunale del Riesame sciogliendo la riserva dell’udienza del 29.09.2015 ha sostituito la misura cautelare in carcere applicando quella degli arresti domiciliari.
Roberto-GiovanniCon l’operazione boomerang la Polizia di Stato di Lamezia Terme scoprì una rete di spacciatori di marijuana e cocaina attiva nel centro storico della citta’, e in particolare piazza Mercato Vecchio. I particolari dell’inchiesta, coordinata dalla procura della Repubblica,furono illustrati nel corso di una conferenza stampa dal capo della procuratore, Domenico Prestinenzi e dal dirigente del commissariato di Pubblica Sicurezza, Antonio Borelli.
Nella rete investigativa finirono ben 36 soggetti, alcuni dei quali minorenni. boomerang-nomi-0110Nei confronti di cinque indagati fu emesso un provvedimento di custodia cautelare in carcere, sono(nella foto da sinistra verso destra, dall’alto verso il basso): Francesco Cerra, 26 anni; Giuseppe Saladino, 31 anni; Emanuel Fiorino, 26 anni; Cristian Greco, 27 anni, in atto già detenuto; Giovanni Roberto, 36 anni.
Mentre a Giovanni Roberto, 36 anni; Davide Caputo, 24 anni; Bruno Cortese, 20 anni,; Morrison Alessio Gagliardi, 22 anni; Ionut Pirciu Doru, nato a Calafat ( Romania), 27 anni; Francesco Raso, 23 anni fu imposto l’obbligo di dimora.
I primi due(Francesco Cerra e Giuseppe Saladino) fruono ritenuti responsabili di tentata estorsione e danneggiamento mediante incendio nei confronti del titolare di un’attività di autorimessa e commercio di legname, che aveva trovato nei mesi precedenti l’incendio in tre circostanze biglietti manoscritti dal contenuto minatorio a cui non aveva dato peso. Veniva avvicinato da due ragazzi del luogo , il Cerra ed il Saladino, che gli dicevano “ di mettersi a posto”, dopodiché subiva l’incendio della sua attività e delle auto ivi parcheggiate.
Tutti e dieci, comunque, dagli investigatori della Polizia di Stato, sono ritenuti responsabili , a vario titolo, di spaccio in concorso di sostanza stupefacente del tipo canapa indiana e poiché detenevano, vendevano o offrivano sostanze stupefacenti a diversi assuntori che frequentavano i locali del centro storico di Lamezia Terme ed in particolare Piazza Mercato Vecchio, rivelatasi area di catalizzazione delle attività illecite.

Le indagini di carattere tecnico, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, presero le mosse da un danneggiamento mediante incendio di una autorimessa, nel corso delle quali emerse come i due soggetti attenzionati, il Cerra ed il Saladino, sospettati dell’incendio e delle precedenti richieste estorsive, fossero dediti insieme ad altri al traffico illecito di sostanze stupefacenti in un più ampio contesto criminoso che prevedeva divisione dei ruoli e ripartizione dei compiti con collegamenti con elementi della criminalità organizzata del cosentino. In particolare emerse che all’interno del gruppo erano stati individuati alcuni ragazzi, tra cui dei minorenni, incaricati della raccolta del denaro e dello spaccio al minuto, mentre i capi dell’organizzazione si occupavano della risoluzione dei dissidi interni della “bonifica “ delle autovetture in uso agli indagati, per rimuovere eventuali microspie.

L’impianto investigativo ricostruito da personale della Sezione Investigativa del Commissariato di pubblica sicurezza di Lamezia Terme fu pienamente accolto dalla Procura della Repubblica e dal Gip presso il Tribunale che emise i provvedimenti restrittivi.