Lamezia: Isabella, a proposito della militarizzazione del campo rom

rp_Fiore-Isabella-10-300x1981-300x198.jpg-a cura di Fiore Isabella
Il titolo di un articolo apparso su quotidiano l’8 ottobre scorso “Militarizzare Scordovillo la nuova mossa di Mascaro” mi ha sollecitato a ricercare, nel mio piccolo archivio, sempre a proposito della vicenda del campo Rom di Lamezia Terme, l’affermazione del procuratore della Repubblica di allora, che aveva predisposto il decreto di sgombero: ” La Scuola che potrebbe rappresentare la via maestra per l’integrazione non fa il suo ingresso nel mondo dei Ron ed il campo Rom, di converso, diventa ancor più la palestra per l’addestramento al crimine delle nuove generazioni …” Nei giorni successivi, e precisamente venerdì 25 marzo, lo stesso giornale dava conto di una riflessione del Maestro di strada Cesare Moreno, a Lamezia per un convegno, che sui contenuti di quel decreto così concludeva: ” Chissà se qualcuno di quelli che ha scritto l’ordinanza si é posto il problema di quanto é difficile portare a scuola un bambino se durante la notte i vestiti si sono inzuppati d’acqua, se non ha dormito, se non ha i vestiti puliti, se al posto di fermarsi al riparo delle opere di urbanizzazione ad aspettare il bus deve guadare un fiume di fango…”. Sono passati, da quei giorni, quattro anni abbondanti e nessuno ha avuto il coraggio di abbattere quel recinto per trasformare il fiume di fango in un percorso illuminato, le baracche in accoglienti casette e i ricettacoli di rifiuti in fioriere profumate; Il Parlamento della Repubblica, a tal proposito, continua a legiferare come se tutti i bambini che frequentano la scuola pubblica uscissero dal portone di una villa col grembiulino profumato e lo zaino firmato e non anche dalle catapecchie con i libri spaginati e gli occhi stanchi. Ha prodotto una legge, la 107/2015, che all’art. 1, comma 7, punto l, prevede il perseguimento di obiettivi formativi prioritari come la prevenzione e il contrasto della dispersione scolastica, il potenziamento dell’inclusione scolastica e il diritto allo studio degli alunni con bisogni educativi speciali, precisando subito dopo: “… nei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica,”. È come dire a chi sta morendo di fame, che ha diritto ad una colazione consistente la mattina, ad un lauto pranzo a metà giornata e ad una cena coi fiocchi la sera, ma non ci sono i soldi neanche per un panino. Di fronte a tutto questo i primi a pagare un prezzo sono i figli della marginalità che richiedono interventi educativi individualizzati e personalizzati e, invece, si trovano, spesso, inseriti in classi numerose con spazi pro-capite rigorosamente fuori norma e con docenti sempre più soli, ridotti sovente a fare i vigilanti e non a rivestire, com’è giusto che sia, il ruolo di strateghi di situazioni umane. E se non si aggredisce la marginalità, con le armi dell’istruzione, il rischio che attecchisca qualche mala pianta va sempre messo in conto. Ma se episodi di delinquenza, all’interno di Scordovillo o al di fuori di esso, si possono affrontare con i blitz delle forze dell’ordine, un male sociale non si può curare con l’esercito, ma facendo in modo che l’istruzione e la conoscenza diventino seminatori di democrazia e di opportunità e non selezionatori e distributori di disuguaglianze.
Fiore ISABELLA
già consigliere comunale del P.C.I.
Lamezia Terme