Lamezia: Rifondazione Comunista lancia campagna “i soldi ci sono”

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Lamezia Terme – Il Partito Rifondazione Comunista  Lamezia, parteciperà alla campagna, lanciata sul territorio nazionale, “i soldi ci sono”, lanciata da Rifondazione Comunista. Una campagna di informazione per spiegare che i soldi ci sono e il debito pubblico è servito a giustificare tagli e privatizzazioni. “Continuano a ripetere che “i soldi non ci sono”, – spiegano i rappresentanti di Rifondazione – che abbiamo sperperato e vissuto al di sopra delle nostre possibilità e che sono necessari sacrifici. Un leitmotiv buono per giustificare le politiche di austerità, i tagli al welfare e ai diritti, le privatizzazioni dei beni comuni, il peggioramento delle condizioni di vita, la devastazione del servizio sanitario. Lo spauracchio della scarsità è servito ad alimentare la guerra tra poveri, a mettere lavoratori, disoccupati e pensionati gli uni contro gli altri. Si tratta di falsità totali che non diventano vere per il solo fatto di essere ripetute ogni giorno. Quello che è realmente successo è che la ricchezza è stata trasferita nelle tasche dei ricchi e della finanza, che la usano per speculare. Noi proponiamo una soluzione alternativa ai tagli: prendere i soldi dove ci sono, cioè dalle banche e dai ricchi, per darli a chi non ne ha abbastanza. “I soldi ci sono”, uno slogan volutamente in controtendenza e che punta a far discutere e ad informare sulle reali cause della crisi, sul perché negli ultimi trent’anni le disuguaglianze sono cresciute enormemente. Mentre una parte della società è diventata sempre più ricca, un’altra è sprofondata nel disagio e nella povertà. La verità è che la finanza ha sviluppato meccanismi raffinatissimi affinché “il denaro producesse denaro” e si moltiplicasse una ricchezza fittizia senza rapporto con la ricchezza reale e quando poi le bolle sono esplose e quella ricchezza si è dimostrata fasulla, gli stati sono corsi in aiuto degli speculatori: secondo le fonti ufficiali dell’Unione Europea sono stati 4500 i miliardi che gli stati europei hanno messo a disposizione delle banche tra 2008 e 2011, pari al 37% del Pil dell’Unione, a 3 volte la ricchezza prodotta ogni anno dall’Italia, UN’ENORMITA’! Per questo il debito pubblico è cresciuto, passando nell’area euro dal 66,1% del Pil nel 2007 al 92,6% nel 2013. Anche nei paesi come l’Italia in cui il debito pubblico era alto prima della crisi, questo non è dipeso dall’eccesso di spesa (che al netto degli interessi è stata sempre inferiore alle entrate negli ultimi 25 anni!) ma da scelte che hanno avvantaggiato la finanza speculativa: l’Italia negli anni ’80 ha deciso di finanziarsi attraverso le banche private e il peso degli interessi ha fatto schizzare il debito pubblico dal 58% del Pil nel 1981 al 122% nel 1994. La Banca Centrale Europea continua con quelle stesse politiche. Non finanzia direttamente gli stati, finanzia le banche private a cui poi gli stati devono rivolgersi per finanziarsi, pagando interessi esosi. Ora la BCE sta stampando moneta per 60 miliardi al mese con il programma di Quantitative Easing, per un totale di almeno 1100 miliardi, ma continua a non finanziare direttamente gli stati e ad acquistare titoli passando dal circuito bancario privato.La Banca Centrale Europea finanzi direttamente gli stati: se lo stato italiano pagasse lo stesso interesse che le banche private pagano alla BCE, sarebbero disponibili 70 miliardi di euro l’anno. Si rimettano in discussione i vincoli folli del Fiscal Compact. Si prendano le risorse da chi ce l’ha. Secondo l’ultimo rapporto dell’Ocse il 20% più ricco della popolazione possiede il 61,6% della ricchezza totale, il 20% più povero non ne possiede che lo 0,4%. Il rapporto è di 154 volte. Sempre secondo l’Ocse tra il 1976 e il 2006 la quota della ricchezza dei redditi da lavoro dipendente e autonomo è diminuita del 15% cioè di 240 miliardi di euro, a favore di rendite e profitti. All’opposto di quello che vuole fare Renzi, proponiamo che si faccia una patrimoniale sul 5% dei ricchissimi che possiedono un terzo della ricchezza totale, si ripristini la progressività delle aliquote, si recuperi la grande evasione, si taglino le spese realmente inutili e dannose, come le spese militari e quelle per le grandi opere. C’è né per abrogare la controriforma delle pensioni, ridurre l’orario di lavoro, dimezzare la disoccupazione, istituire il reddito minimo, rilanciare il welfare”.