Ospedale Lamezia: sindacati di categoria sabato in piazza

asp-lamezia-ingressoLamezia Terme – Riceviamo e pubblichiamo una nota congiunta del Segretario Generale Cisl Fp Luigi Tallarico, del Segretario Generale Fp Cgil, Bruno Talarico, del Segretario Aziendale Fp Cisl Salvatore Arcieri, del Segretario Aziendale Fp Fp Cgil Antonino Rappoccio e del Coordinatore Rsu Bruno Grande e con la “nel manifestare la piena adesione alla manifestazione del 19 marzo 2016 a difesa del Presidio Ospedaliero di Lamezia Terme, rinnovano quanto precedente espresso anche a mezzo stampa e comunicati ai responsabili Regionali contro le decisioni del Commissario “ad acta” per l’attuazione del vigente Piano di rientro dai disavanzi del SSR calabrese, Ing. Massimo Scura ed al sub Commissario Dr. A. Urbani”.

Queste Organizzazioni sindacali e la Rsu dell’ASP di Catanzaro, scrivono, “ hanno da sempre espresso pubblicamente tutte le perplessità derivanti dall’analisi delle ipotesi di riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale, che sembravano prevedere un’ulteriore e pesante ridimensionamento dell’ASP di Catanzaro, colpendo soprattutto i servizi e le specialità dell’Ospedale di riferimento di tale ASP, ubicato sul territorio di Lamezia Terme. Tale manovra, apparentemente non guidata da studi epidemiologici e da analisi dettagliate e scrupolose dei dati relativi a fruibilità, accessibilità, efficacia, efficienza e da verifiche sulla reale rispondenza ai bisogni dei Cittadini, viene perpetrata da molto tempo dai numerosi attori che si sono succeduti al governo della Sanità Calabrese, di qualunque fede e bandiera, lasciando, sempre e comunque, tracce evidenti di un’unica volontà: quella di penalizzare l’Ospedale di Lamezia Terme.
Ricordiamo gli eventi più recenti, quali la chiusura della postazione di Elisoccorso, della TIN (Terapia Intensiva Neonatale), del Centro Trasfusionale (aperto h 6), il ridimensionamento delle UU.OO. di Oculistica ed Otorinolaringoiatria e la paventata, prossima, chiusura di altre UU.OO. quali Microbiologia e Virologia.
Queste decisioni, prese senza analizzare le realtà in questione, sembrano non rispondere a nessuna altra logica di governo se non quella di accentrare il più possibile le attività sanitarie verso il capoluogo di provincia. Infatti, se si fosse tenuto conto delle eccellenze esistenti sul territorio e da queste partire per la riorganizzazione, non si sarebbe dovuto distruggere realtà che rivestono, da sempre, un interesse anche sovra-regionale proprio come l’U.O. di Microbiologia, che vanta tra l’altro, queste peculiarità:
centro di riferimento regionale per la diagnosi di malattie riemergenti quali la tubercolosi, con effettuazione di test “BK” e refertazione entro 4 ore dalla consegna del campione, unica struttura in Calabria dotata di tutti i sistemi più moderni di sicurezza per il controllo e contenimento di patogeni infettivi;
unica struttura in Calabria per la determinazione del “Quantiferon” sui soggetti risultati positivi al test della tubercolina
Unica struttura a realizzare il test di screening sul “papilloma virus” nella prevenzione delle neoplasie dell’apparato genitale femminile, in collaborazione con l’U.O. Screening dell’Ospedale di Lamezia Terme
Struttura accreditata “ISO 9002” da altre 12 anni con riconoscimenti ed encomi a livello regionale e nazionale.
Questa disamina fa sorgere spontanea la riflessione su quale fine faranno gli investimenti strutturali e tecnologici già implementati e se, ove ve ne fosse l’intenzione, sia necessario dover ricorrere sempre alla strana “mania di costruire cose nuove prescindendo da ciò che si ha, soprattutto – come afferma il Prof. Iorio sul Corriere della Calabria – allo scopo di acquisirne paternità, spesso indebite, da spendere elettoralmente”.
Inoltre, ci chiediamo, come possa sussistere ancora la logica di accentramento verso le strutture del territorio del capoluogo quando quest’ultimo risulta già congestionato per motivi non confutabili di collocazione geografica, organizzazione urbanistica e carichi di lavoro derivanti dallo status di HUB.
Perché, quindi, non distribuire le attività sul territorio, mantenendo semplicemente le eccellenze già esistenti?
Perché non intervenire rapidamente con la collocazione di professionisti e strumentario tecnologico in grado di ridurre drasticamente quella che è la vera ed unica piaga della sanità calabrese che è la migrazione passiva?
Quali sono i veri motivi e gli interessi, e soprattutto, a chi giova, che l’Ospedale di Lamezia insieme con le professionalità che quotidianamente vi esercitano all’interno, venga costantemente reso oggetto di tagli e ridimensionamenti ingiustificati e non rispondenti ai bisogni della popolazione.
Per, eventualmente, porre fine a questo continuo stillicidio di energie e risorse economiche dei Cittadini Calabresi, suggeriscono, “provocatoriamente, una soluzione al problema: chiudere a partire da una data precisa tutte le strutture dell’ospedale di Lamezia Terme ed informare, assumendosene la responsabilità, tutti i Cittadini che per qualunque necessità di carattere sanitario debbano rivolgersi presso le Strutture che si vorranno individuare sul territorio della città di Catanzaro, con ulteriore aggravio dei costi sociali derivanti dalla necessità di affrontare ulteriori disagi e coprire maggiori distanze anche per cose banali”.

Chiedono, “in questa nostra difesa della professionalità, delle eccellenze create in tanti anni di duro lavoro condotto con enorme serietà, onestà intellettuale, di tanti uomini e donne, l’intervento ed il sostegno delle forze politiche locali, provinciali, regionali e nazionali e di tutti i Cittadini, affinché, tutti insieme, si tenga sempre più alta l’attenzione verso la riorganizzazione della Sanità Calabrese, perché è un argomento che interessa tutti noi e nessuno di noi può pensare di non doverne essere interessato”.

Infine, chiedono “alla Struttura Commissariale per il Piano di Rientro, di voler analizzare dettagliatamente le realtà esistenti sul territorio ed i relativi bisogni di assistenza di una popolazione stimata su oltre 230.000 abitanti, per evitare ulteriori aggravio di costi per creare altrove ciò che già esiste e per utilizzare al meglio le risorse geografiche, territoriali e strutturali già esistenti (aeroporto, centralità della viabilità stradale e ferroviaria, ecc..ecc..)”.
Infine ricordano che “la battaglia del 19 marzo è la battaglia di tutti, e può rappresentare per Lamezia e il comprensorio una nuova primavera o la fine di quest’Area Calabrese, modello strategico, che oggi si ripropone in altre realtà della regione, con l’unione dei comuni, altrove si vogliono realizzare nuove realtà come Lamezia, a Lamezia prima si tenta con la soppressione del Tribunale, si inventano vincoli ambientali e storici industriali per evitare ristrutturazioni e/o riconversioni, poi si chiude la casa circondariale, ora l’Ospedale, poi giustamente il comune ed infine si ripropone la chiusura definiva del Tribunale, con conseguente decadimento delle attività produttive, perdite economiche e svalutazione degli immobili e spopolazione di quella che un tempo era la terza Citta della Calabria”.