Scuola: docenti capaci e meritevoli

scuola-di Fiore Isabella – Lamezia Terme – L’ottavo numero della rivista “La vita scolastica”, appena pubblicato, ospita la riflessione di Giancarlo Cerini, dirigente tecnico USR Emilia Romagna, dal titolo “Docenti capaci e meritevoli”, che segnala una forte accelerazione della discussione nei neonati comitati per la valutazione dei docenti e l’assegnazione dei bonus per il merito. La presenza di due genitori e di un rappresentante dell’USR, a giudizio di Cerini, suscita un giustificato allarme che richiama la difficoltà del docente chiamato, in passato, ad esprimersi sul lavoro del collega in fase di superamento dell’anno di prova. Basterebbe già questo , a mio parere, per delineare un orientamento abrogativo dei commi riguardanti la valutazione “ad personam”, del merito da parte del Dirigente Scolastico, per un logico ripristino delle precedenti funzioni del comitato di valutazione, secondo il T.U. 297/94 , che prevedeva la nomina di un docente- tutor per l’insegnante new entry e che ne seguiva il percorso e gli forniva, anche in itinere, opportunità di confronto pedagogico per un esito formativo maturo e produttivo. Ma se ciò non bastasse a rimuovere un marchingegno normativo(L. 107) eticamente ruvido, entrerebbero in gioco alcuni interrogativi che propongo alla riflessione referendaria:
quali indicatori, approssimabili alla precisione, possono essere suggeriti, ed anche documentabili, al Dirigente “validatore” che non siano coincidenti con l’impegno didattico di ogni insegnante e sulla base di quale assunto la qualità di un impegno può essere riconosciuta o ritenuta infondata?
quali criteri, oggettivamente credibili, entrano in gioco nella valutazione del docente capace e meritevole?
Può soltanto il numero degli alunni promossi documentare il successo formativo e scolastico degli studenti e la sola promozione, avulsa dal contesto in cui matura l’esperienza scolastica, è in grado, di per sé, di segnalare l’effettiva bontà del percorso di insegnamento in un contesto di relazione educativa che è incontro asimmetrico tra le due aspettative, quella di chi insegna e quella di chi impara?
è presente, in chi valuta, la consapevolezza del mutamento di ruolo dell’insegnante, da educatore idealistico a stratega di situazioni umane, cognitive e relazionali utili ad offrire all’alunno/persona il massimo delle possibilità per realizzarsi?
infine, fatta salva l’esperienza dei moduli organizzativi nella scuola elementare degli anni ’90 che sanciva la pluralità dei docenti (tre insegnanti su due classi), chi ha organizzato il groviglio normativo della L. 107 sa che anche le classi della scuola Primaria, a partire dalla fine dell’esperienza modulare, sono diventate contenitori didatticamente ingestibili e gli insegnanti sempre più soli?
Per non parlare degli studenti, usati come cavie al servizio dei misuratori della qualità della loro scuola e dei “valorizzatori” del merito dei loro insegnanti, che monetizzano il loro impegno con elargizione di “bonus “, vere e proprie “prebende”, che rischiano di configurarsi come guadagno che, quasi sempre, premia più la posizione detenuta che il lavoro svolto. L’ottimistico ragionamento del Dirigente Tecnico dell’Emilia Romagna si conclude con un incoraggiante presagio ” …Gli incentivi, nel tempo, devono essere alla portata di tutti perché è interesse della scuola (e del Paese) fare in modo che tutti i docenti siano “capaci e meritevoli” . Traslando il concetto dai docenti ai discenti, e prefigurando un mondo in cui tutti, prima o dopo, possano diventare bravi e preparati, si valorizzano gli studenti capaci e meritevoli, mortificando quelli che, anche per responsabilità di chi insegna e poi li valuta, non sono ritenuti tali.

Fiore Isabella (Comitato abrogazione L.107)