Lamezia Terme – Pasquale Giampà, detto “Millelire”, cugino di primo grado di Francesco Giampà, detto il professore, ha deciso di intraprendere un percorso di collaborazione con la giustizia poiché temeva per “l’incolumità dei suoi familiari”, ma anche per il fatto che era “estremamente preoccupato per le condizioni di vita in cui gli stessi si trovano a vivere”. Una scelta che ha spiegato agli investigatori nel suo primo verbale redatto il cinque aprile scorso in un luogo segreto, iniziando a svelare ciò che è a sua conoscenza sulla cosca di cui faceva parte fin dall’età di sedici anni, quando gli fu conferito il primo grado di ‘ndrangheta corrispondente al grado di “picciotto” per mano di Francesco Giampà detto “il professore” e Pasquale Giampà detto “buccaccio”: La sua iniziazione avvenne nella masseria “dove abitava la madre di Giampà Francesco a contrada Scinà” ed erano presenti “anche Vincenzo Bonaddio” e altre persone di cui “millelire” non ricorda il nome così come non ricorda “la prima copiata”. Dal giorno della sua affiliazione ha “iniziato a delinquere attraverso reati di varia natura contro il patrocino”, ma di “non avere masi eseguito in prima persona omicidio” anche se quando era giovane ha “partecipato in qualità di autista a qualche azione omicidiaria” che però , ha precisato “non è andata a buon fine”.
Pasquale Giampà, poi, non sa perché è indicato con l’appellativo di “millelire”, nomignolo che avrebbe appreso durante i processi, “ ma in “realtà – ha riferito – mi hanno sempre chiamato “zu Pasquale” oppure “il geometra” , per via delle attività svolte di carpenteria”.
Dal momento della sua prima affiliazione fino a quando non si è pentito, progressivamente, l’ex reggente della cosca Giampà ha ottenuto tutti gli altri gradi di ‘ndrangheta sino ad arrivare al più altro grado possibile quello di “mamma santissima”, gradino che gli fu conferito, come ha confessato agli investigatori nel verbale del sei aprile scorso, “nel carcere di Voghera da un esponete della cosca Grande Aracri di Cutro”. Oltre a ricevere le doti di ‘ndrangheta, Pasquale Giampà (millelire, zu Pasquale, il geometra), li ha anche conferite “così come abitualmente avveniva nei confronti degli affiliati della cosca Giampà, anche nei periodi di detenzione carceraria”. Ed a tal proposito “Millelire”, confessa di “avere dato il benestare affinché venisse conferita la dote di ‘ndrangheta a Antonio Donato di Pontegrande che era detenuto a Catanzaro Siano assieme” a lui.
Conferimenti, ha spiegato “il geometra”, che “conseguivano a degli specifici atti criminali, nell’epoca attuale – ha poi precisato – invece si bada più a quelle che sono le concrete capacità criminali dell’individuo anche se ovviamente il possesso di una determinata dote è necessaria per avere il comando di una cosca”. E per comandare secondo “zu Pasquale” è “necessaria quella del “crimine” in su anche se con la dote dello “sgarro” in alcuni casi si può avere il comando della cosiddetta “società minore”. Ed a proposito di comando Pasquale Giampà ha riferito che “Francesco Giampà “il professore” già dagli anni ’80 possedeva il grado massimo che all’epoca nella vecchia terminologia era quella del “medaglione”, terminologia – ha spiegato – che poi è stata mutata in quella attuale dopo la collaborazione con la giustizia di Franco Pino che fu uno dei primi a riferire in ordine a tali simbologie ‘ndranghetistiche”. Nel confidarsi con il sostituto procuratore della Dda, “Zu Pasquale” confessa di avere svolto nel 2001, “una volta uscito dal carcere dopo l’uccisione di mio cugino Pasquale Giampà detto ‘buccaccio’” il ruolo di reggente della cosca insieme al cugino Vicenzo Bonaddio e Aldo Notarianni, che secondo il collaboratore “era altresì il capo della sua famiglia”. Ruolo che ha svolto fino a quando non tornò in libertà Francesco Giampà, il professore che dopo quattro mesi fu di nuovo tratto in arresto per l’omicidio di Salvatore Andricciola, ucciso a Forlimpopoli. In ogni modo in quel periodo Pasquale Giampà(millelire), insieme a Vincenzo Bonaddio e Aldo Notarianni avrebbe coadiuvato nel comando della cosca “il professore”.