Lamezia: Caputo(Ala) arresto estortere fatto importante

caputo-armando-alaLamezia Terme – “Che Lamezia non sia più quella di qualche tempo fa ormai è un fatto certo.
Ma serve ancora abbastanza tempo prima di poter dire di aver sconfitto almeno il fenomeno del racket. Sarebbe già un gran bel punto di arrivo, qualcosa che determinerebbe un cambiamento radicale di cui Lamezia ha davvero bisogno”. Lo afferma in una nota Armando Caputo il presidente dell’associazione Antiracket Lamezia, commentando la notizia del fermo di indiziati di delitto con la accusa di estorsione ai danni di un commerciante di Capizzaglie. “Un altro passo avanti – aggiunge – è stato fatto ieri con l´operazione di polizia, condotta dal nostro Commissariato in perfetta sintonia con la Squadra Mobile di Catanzaro”. Caputo ricorda che “a dirigere il tutto, la Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro con il primo provvedimento relativo a Lamezia a firma del dott. Gratteri, nuovo Procuratore Capo”. Ma per Caputo, “non è solo l’aspetto meramente statistico a rendere questa operazione particolarmente importante. Il dato – aggiunge – che più ci piace condividere con i nostri concittadini è che la denuncia porta la firma di un socio dell’antiracket”. Il presidente dell’associazione Antiracket Lamezia, poi, ricorda che “non è la prima volta e non sarà l’ultima. E non ci sorprende – evidenzia – affatto che sia successo, perché siamo certi che qualunque altro di noi si fosse trovato nella stessa situazione, avrebbe agito con la medesima fermezza”. Caputo annuncia che “la persona che ha denunciato lo ´ndranghetista vedrà al suo fianco, come tutti quelli che lo hanno preceduto, tutta l’associazione. Nei tribunali e laddove sarà necessario”. Questo, spiega Caputo, “è il ruolo dell’associazionismo antiracket, il valore aggiunto che ognuno di noi ha trovato all’interno di questa squadra. E questa è anche la garanzia- prosegue – che offriamo a tutti coloro che decidessero oggi di rompere la schiavitù di anni di pagamenti. E’ sempre stato così in tutti questi anni. Ci amareggia che qualcuno lo abbia dimenticato e periodicamente racconti falsità sul nostro conto, ma la verità è nei fatti. I fatti dicono che in una città così complessa, nella quale l’economia è in gran parte controllata dalla ´ndrangheta, non era facile e per nulla scontato che l’Ala – conclude Caputo – nata tra mille difficoltà, potesse contribuire in modo sostanzioso a questa svolta che indubbiamente c’è stata. E ne siamo oltremodo orgogliosi”.